Nasce la macchina supersonica o SSC, in grado di raggiungere una velocità record di 1.000 miglia all'ora, ovvero 1.600 km orari. Per far fronte a questa prestanza, tra le caratteristiche, un'aerodinamicità particolare.
La nuova supercar, o BloodHOUND, si spingerà ad una velocità pazzesca, ben superiore a quelle di svariati aerei. Ovviamente, questa sarà ottenibile per brevissimi tratti e con un grande rischio da parte del pilota che, di fatto, viaggerà sopra un vero e proprio missile gommato.
Le simulazioni dei ricercatori dell'Università di Swansea si sono così concentrate su alcuni test per il controllo dell'aderenza su strada, sulle ruote girevoli e le conseguenti onde d'urto in prossimità della superficie. Test effettuati ad Hakskeen Pan, in Sud Africa.
Mentre la macchina eseguirà nel 2015 alcune corse di prova ad alta velocità per raggiungere le 800 miglia orarie (quasi 1.300 Km/h), l'obiettivo ultimo sarà quello di raggiungere proprio i 1.600 km/h, l'anno successivo, nel 2016. Affinché un veicolo terrestre possa viaggiare a tale velocità, i progettisti hanno fuso le più avanzate tecnologie ingegneristiche dello spazio, dell'aeronautica e della Formula 1.
"La macchina supersonica BloodHOUND è la sfida di ingegneria più emozionante e dinamica in corso oggi", dichiarano entusiasti gli ingegneri. Chiaramente, le sfide aerodinamiche associate allo sviluppo di un veicolo terrestre in grado di garantire la sicurezza di chi viaggia a velocità transonica sono promettenti.
La fluidodinamica computazionale (CFD) è stata scelta come strumento principale per guidare la progettazione aerodinamica del veicolo. Il dottor Ben Evans e il lavoro di Chris Rose sulla fluidodinamica computazionale del progetto hanno sviluppato modelli dei flussi aerodinamici che BloodHOUND sperimenterà nel design del veicolo. "Questi modelli computazionali hanno già influenzato aspetti progettuali significativi, tra cui la configurazione della ruota anteriore, la forma della parte anteriore, la sagomatura del motore a reazione, le carenature delle ruote posteriori e la forma e le dimensioni delle ali”.
L'ambizione audace del veicolo è quella di aumentare le prestazioni del 30 per cento rispetto ai precedenti modelli. Il team, dunque, ha concentrato le proprie indagini sul problema di come mantenere il veicolo saldo a terra. Esperimento che ha portato alla scoperta inattesa che il problema più difficile da affrontare era quello di mantenere aderente alla strada il retro della macchina, piuttosto che la parte anteriore. "Una serie di simulazioni sulla stabilità sarà effettuata al fine di determinare la risposta del veicolo, in particolare in condizioni di decelerazione effettuata con aerofreni", confermano gli ingegneri.
Il lavoro di ricerca è stata pubblicato su Journal of Automobile Engineering.
Federica Vitale
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