Di missioni spaziali, questo 2013, ne ha inaugurate diverse. E altrettanto numerose sono quelle che avranno luogo il prossimo anno e negli anni immediatamente futuri. Missioni che ci hanno dato modo di conoscere navicelle e sonde di cui, altrimenti, avremmo ignorato l'esistenza. E, tra queste, ve ne sono state alcune che non hanno portato a buon fine i propri obiettivi, per i più vari motivi.
Ripercorriamo, dunque, un insolito 2013 attraverso le sonde e le navicelle spaziali che abbiamo perso, ma che nonostante tutto hanno onorato il proprio viaggio nello spazio.
Navicella Kepler
La navicella spaziale della Nasa ha subito importanti guasti quest'anno. Secondo i primi controlli, pare che una delle ruote delle quali è provvista non abbia funzionato secondo le aspettative. Questo ha rallentato l'obiettivo della missione, ossia quello di mappare con precisione il cosmo, andando a caccia di nuovi pianeti. Ma non tutto è perduto. L'agenzia spaziale statunitense, infatti, starebbe vagliando l'ipotesi di una nuova missione, K2, prevista per il 2014. Tra i traguardi di Kepler, quello di aver individuato 3.500 pianeti.
Herschel Space Observatory
Si tratta di un telescopio europeo, lanciato nel 2009. Purtroppo, l'osservatorio spaziale pare abbia esaurito la sua scorta di elio criogenico, utilizzato per mantenere congelati gli strumenti scientifici. La missione, in origine pianificata per durare 3 anni e mezzo, ha proseguito il proprio compito oltre ogni aspettativa per altri quattro anni. A Herschel si deve la scoperta di vapore acqueo nei dischi di polveri e gas intorno alle stelle.
Planck Space Observatory
Il Planck Space Observatory ha esaurito le proprie energie nel mese di ottobre. Definito la "macchina del tempo cosmico" dai funzionari dell'ESA, l'osservatorio ha scansionato l'universo in cerca della radiazione cosmica, ovvero la luce più antica dell'universo. I suoi esordi hanno visto la luce nel 2009. Costato 700 milioni di euro, all'osservatorio europeo si deve la mappa più completa della radiazione di fondo mai realizzata prima. Ed è grazie ad esso che i cosmologi hanno potuto stimare dell'età dell'Universo.
Tre satelliti di navigazione persi durante il lancio
Sono tre i satelliti di cui si son perse le tracce durante la fase di lancio. Il razzo russo Proton si è schiantato nel mese di luglio appena dopo la partenza. A bordo tre satelliti per la navigazione. Si trattava dei satelliti di navigazione GLONASS, ossia la controparte russa al sistema GPS statunitense. Già nel 2010 era successo qualcosa di simile.
Satellite GOCE
Ci ha tenuto con il fiato sospeso fino ai primi di novembre quando, come previsto, a corto di carburante, si è schiantato contro l'atmosfera terrestre. In questo modo si è conclusa la sua missione di quattro anni, durante i quali ha mappato il campo gravitazionale terrestre e gli oceani del pianeta. I suoi resti sono stati ritrovati nel Pacifico occidentale, in Siberia, nell'Oceano Indiano orientale e in Antartide.
CBERS 3
Accade nel mese di dicembre. Il razzo cinese CBERS 3 non è riuscito a inserire il satellite di osservazione della Terra nella sua orbita corretta. Progetto congiunto tra Brasile e Cina, del costo di 250 milioni dollari, il satellite aveva segnalato dei malfunzionamenti già durante il volo. Il suo obiettivo sarebbe stato quello di monitorare la deforestazione e gli incendi in Amazzonia. La prossima missione, CBERS 4, avrà luogo nel 2015.
Deep Impact
Lanciata nel 2005, la sonda della Nasa non ha avuto vita facile nello spazio. Dichiarata ufficialmente fuori uso il 20 settembre, la navicella ha interrotto le comunicazioni con il pianeta in seguito ad una collisione con una cometa. "Nonostante questo epilogo inaspettato, Deep Impact ha già raggiunto molto più di quel che era stato immaginato", ha dichiarato Lindley Johnson, direttore del programma della missione. "Deep Impact ha completamente ribaltato quello che noi pensavamo di sapere sulle comete ed ha anche fornito un tesoro di ulteriori informazioni sulla scienza planetaria che saranno i dati all'origine della ricerca per gli anni a venire". A Deep Impact si devono anche alcune immagini della cometa Ison prima della sua scomparsa.
Federica Vitale
Image Credit: Mnn
Leggi anche: