Un altro aereo scomparso lo scorso 28 dicembre: i radar non vedono più il volo AirAsia QZ8501, un Airbus A320-200 che trasportava 162 persone. Scoppia il panico, e, come nel caso del volo della Malaysia Airlines, un’unica grande domanda resta senza risposta: ma come può un aereo sparire del tutto?
I due eventi sono poi particolarmente vicini, entrambi nel 2014. “È raro che in emergenza i piloti non siano attrezzati per lanciare l’allarme – ha spiegato Vernon Grose, ex investigatore del National Transportation Safety Board ed ex scienziato della Federal Aviation Administration – Se la forza della natura è riuscita a strappare le ali del velivolo, i piloti non hanno il tempo di avvisare, ma è piuttosto raro che accada due volte nello stesso anno”.
La tecnologia di rilevamento della posizione in volo è d’altronde più che avanzata. Il sistema si basa su due radar: il primo serve ad individuare la posizione dell’aereo, il secondo a calcolare la velocità alla quale si sta spostando. Non è chiaro quale dei due abbia fallito in quest’ultimo incidente, o se per qualche motivo naturale o accidentale la componente elettrica sia saltata.
Quello che sappiamo è che se un velivolo precipita ad altissima velocità può scomparire da entrambi i sistemi radar. Ma è anche vero che a disposizione dei piloti c’è sempre anche un altro sistema di comunicazione: l’Aircraft Communications Addressing and Reporting System (Acars), un sistema di brevi messaggi di testo da inviare alle torri di controllo in caso di emergenza.
Nulla di tutto questo è avvenuto né con il volo dell’AirAsia né in quello della Malaysia Airlines, per il quale infatti si supponevano anche teorie terroristiche, comunque mai rivendicate. Il tutto quindi sarebbe avvenuto ad una velocità tale da impedire ai piloti di lanciare l’allerta, e forse da non consentire loro nemmeno di rendersi conto del pericolo imminente.
Ma, come nella tragedia di marzo, altre ipotesi sono state avanzate, tra le quali l’esplosione dei sistemi elettrici con conseguente morte o stato di incoscienza dell’equipaggio. “Se l’aereo sta precipitando – ha continuato a questo proposito Grose - e tutto è saltato a causa di uno scoppio, non ci sarà comunicazione. Se l’equipaggio è incosciente o morto, non ci sarà comunicazione”.
E c'è un'altra possibilità, che si è probabilmente verificat nel caso del volo 477 dell’Air France, scomparso nell’Oceano Atlantico nel 2009: i piloti potrebbero essere così impegnati a cercare di mettere in sicurezza il velivolo da tralasciare di lanciare l’allarme. Ipotesi che sembra impensabile, ma in realtà possibile in una situazione tragica.
La verità purtroppo probabilmente non si saprà mai. È quasi certo che misteri come questi resteranno irrisolti. Quello che resta dolorosamente certa è la morte di centinaia di persone, tra l’altro quest’anno concentrata nei voli tragici del sud-est asiatico, che, oltre ai due disastri citati, contano anche il probabile abbattimento in volo del Malaysia Airlines 17 in Ucraina. Il che non fa altro che far crescere un velo di mistero misto a terrore.
Roberta De Carolis
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