Parigi-New York in tre ore? Ci pensa un biplano

biplano

Una volta ci pensava Concorde a permetterci di fare viaggi intercontinentali nel giro di poche ore, ma costava un po’ troppo e i milionari (in euro) erano troppo pochi per giustificare la sua esistenza. Per risolvere il problema si sono messi a lavoro i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) guidati da Qiqi Wang in collaborazione con l’Università di Standford (Usa): l’idea, per ora in fase di sperimentazione in forma di modello al computer, è costruire un velivolo con doppie ali, per ridurre la quantità di carburante necessario.

I velivoli supersonici, ovvero quelli che superano la velocità del suono, producono rumori assordanti a causa della forte compressione indotta sull’aria, alla quale segue una sorta di scoppio. Inoltre raggiungere una tale velocità implica un consumo di carburante incredibile, che aumenta anche a causa delle grosse dimensioni del velivolo necessarie per ospitare un così ampio serbatoio. Tutto questo ha sempre reso la tecnologia scarsamente fruibile ad una vasta utenza.

Due ali: perché no? A partire da questa domanda retorica i ricercatori de Mit e di Standford hanno iniziato così la modellizzazione di un velivolo attrezzato in questo modo, in modo che un’ala schermasse l’altra per quanto riguarda il suono, e incrementasse la superficie di contatto con l’aria, allo scopo di consentire una velocità supersonica con un quantitativo di carburante inferiore a quello richiesto per gli apparecchi tradizionali. La simulazione così generata ha dimostrato la possibilità concreta di realizzare questo aeroplano che, così modificato, incontra una resistenza significativamente inferiore a quella dei colleghi a singola ala.

Lo studio è stato piuttosto complesso a causa del fatto che in linea di principio due ali avrebbero anche potuto peggiorare la situazione: pur incrementando la superficie di contatto con l’aria, lo spazio tra le due, piuttosto ridotto, avrebbe potuto aumentare la resistenza invece di diminuirla. Le simulazioni sono dunque servite a calcolare la giusta geometria delle ali necessaria ad ottenere l’effetto voluto.

A pensarci, quando un aereo decolla, non deve trasportare solo i passeggeri, ma anche il carburante –ha commentato Wang- E se possiamo ridurre il carburante necessario, possiamo ridurre anche la struttura necessaria a trasportarlo. È una sorta di reazione a catena”.

Il prossimo step in programma è quello di realizzare un modello tridimensionale che tenga conto di altri fattori che possono influenzare il volo. Si dice che il mondo sia veramente piccolo. Forse tra non molto sarà ancora più vero.

Il lavoro sarà pubblicato su Journal of Aircraft.

Roberta De Carolis

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