Una stella super magnetica si risveglia dopo aver dormito per 10 anni e ci invia segnali dallo Spazio

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stella super magnetica
©CSIRO

Le stelle super magnetiche, note anche come magnetar, ci offrono uno spettacolo unico e straordinario che solletica la curiosità di astronomi e scienziati. Una di queste, XTE J1810-197 è tornata a far parlare di sé dopo oltre un decennio di quiescenza, inviando segnali che hanno mobilitato la comunità scientifica internazionale.

Originata da un’esplosione di supernova, XTE J1810-197 ha la dimensione di una città e ha mostrato segni di attività dopo anni di silenzio. Questo evento ha stimolato un’analisi dettagliata dei suoi segnali, effettuata tramite tre dei più grandi radiotelescopi del mondo. Questi studi hanno rivelato che le sue emissioni di onde radio sono estremamente polarizzate e mostrano una varietà di movimenti oscillatori, che si manifestano in modalità tanto verticali quanto orizzontali.

Il campo magnetico di questa magnetar, orientato verso la Terra, e la superficie irregolare della stella offrono un campo di indagine complesso. Le onde radio non seguono un percorso lineare, ma assumono forme circolari, probabilmente a causa del passaggio attraverso il denso ambiente di particelle surriscaldate che circonda le stelle di neutroni. Queste caratteristiche forniscono dati preziosi per testare le teorie sulla materia in condizioni estreme, non replicabili nei laboratori terrestri.

La natura unica delle magnetar

Una magnetar si distingue per la sua intensa attività magnetica, risultante dalla presenza di campi magnetici miliardi di volte più forti di qualsiasi altro rilevato sulla Terra. Il decadimento lento di questi campi produce stress sulla superficie della stella, che può portare a rotture della crosta e a significative emissioni di raggi X e gamma.

Queste stelle super magnetiche si formano dal collasso di corpi celesti in supernove, con una percentuale che suggerisce la trasformazione di una supernova su dieci in una magnetar. Il loro processo di formazione è influenzato dalla rotazione veloce e dal forte magnetismo preesistenti, che facilitano la generazione di un moto convettivo all’interno del nucleo della stella di neutroni.

Dal primo rilevamento nel 1979, quando un veicolo spaziale intercettò un lampo di raggi gamma, fino ad oggi, sono state identificate altre trenta magnetar, con la maggior parte di esse che emettono prevalentemente raggi X e gamma. Tuttavia, casi come quello di XTE J1810-197 dimostrano che possono emettere anche onde radio, rendendo questi corpi celesti ancora più affascinanti per gli studiosi dello spazio.