Anche all’interno del nostro Sistema Solare, gli scienziati hanno rilevato prove di collisioni planetarie gigantesche avvenute in epoche remote. Gli indizi rimasti, come l’inclinazione di Urano e l’esistenza della Luna terrestre, indicano momenti nella nostra storia distante in cui i pianeti nel vicinato stellare si sono scontrati, modificando per sempre la loro forma e la posizione in orbita. Osservando al di fuori del nostro Sistema Solare, verso gli esopianeti lontani, si possono individuare prove simili che, nell’universo, gli scontri tra pianeti talvolta si verificano. In questo nuovo studio, la prova di un tale impatto proviene da una nube di polvere e gas con una luminosità atipica e fluttuante.
Gli scienziati stavano osservando una stella giovane, simile al Sole e antica di 300 milioni di anni, quando hanno notato qualcosa di insolito: la stella ha improvvisamente e significativamente ridotto la propria luminosità. Un team di ricercatori ha esaminato più da vicino e ha scoperto che, poco prima di questo calo, la stella ha mostrato un improvviso picco di luminosità infrarossa.
Nello studiare la stella, il team ha scoperto che questa luminosità è durata per 1.000 giorni. Ma 2,5 anni in questo evento luminoso, la stella è stata inaspettatamente eclissata da qualcosa, causando il repentino calo di luminosità. Questa eclissi è durata per 500 giorni. Ulteriori indagini hanno rivelato che il responsabile sia del picco di luminosità sia dell’eclissi era una gigantesca nuvola luminosa di gas e polvere. E la ragione più probabile per la nuvola improvvisa che ha causato l’eclissi? Una collisione cosmica tra due esopianeti, uno dei quali probabilmente contenente ghiaccio, secondo i ricercatori.
Un’insolita attività stellare
In uno studio che dettaglia questi eventi, gli scienziati suggeriscono che due esopianeti giganti, con masse da diverse a decine di volte quella della Terra, si sono scontrati l’uno contro l’altro, creando sia il picco infrarosso sia la nube. Uno scontro del genere avrebbe completamente liquefatto i due pianeti, lasciando dietro di sé un nucleo fuso unico circondato da una nuvola di gas, roccia calda e polvere.
Dopo lo scontro, questa nuvola, mantenendo ancora il residuo incandescente dell’impatto, ha continuato a orbitare attorno alla stella, muovendosi infine davanti a essa ed eclissandola. Questo studio è stato condotto utilizzando dati d’archivio della missione WISE della NASA, ora ritirata, che continua a operare sotto il nome di NEOWISE. Questa stella è stata rilevata per la prima volta nel 2021 dal sondaggio robotizzato basato a terra ASAS-SN (All-Sky Automated Survey for Supernovae).
Sebbene questi dati abbiano rivelato i resti di questa collisione planetaria, il bagliore di questo impatto dovrebbe ancora essere visibile ai telescopi come il James Webb Space Telescope della NASA. Infatti, il team di ricerca dietro a questo studio sta già mettendo insieme proposte per osservare il sistema con Webb.