Un pianeta enorme, troppo grande per la sua stella, stravolge le regole dell’Universo

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Pianeta enorme

Immaginiamo la sorpresa di un contadino che, aspettandosi di trovare uova di gallina nel suo pollaio, scopre invece un enorme uovo di struzzo. Una sensazione analoga è stata vissuta da un team di astronomi all’inizio di questo 2023, quando hanno scoperto un pianeta gigante, ben 13 volte più massiccio della Terra, orbitante attorno a una stella nana rossa. Quest’ultima, di tipo M, è notevole per le sue dimensioni ridotte, pari a un nono della massa del nostro Sole, e per una luminosità cento volte inferiore.

Per quasi dieci anni, ricercatori della Penn State University hanno sviluppato uno strumento rivoluzionario per individuare la luce di stelle deboli e fredde, come le stelle di tipo M, nelle lunghezze d’onda del vicino infrarosso, al di là delle capacità visive umane. Questo dispositivo, connesso al telescopio Hobby-Eberly in Texas, è chiamato Habitable Zone Planet Finder. Grazie alla tecnica Doppler della velocità radiale, lo strumento misura le minime variazioni nella velocità di una stella causate dall’influenza gravitazionale di un pianeta in orbita, rivelando così esopianeti, ovvero corpi celesti di dimensioni planetarie che orbitano attorno a stelle diverse dal Sole.

Un esopianeta fuori dall’ordinario

La scoperta di LHS 3154b, un pianeta di grandi dimensioni orbitante attorno a LHS 3154, una stella M fredda e poco luminosa, è stata un evento eccezionale pubblicato sulla rivista Science. I pianeti generalmente si formano in dischi di gas e polvere, dove la materia si aggrega formando un nucleo planetario che poi attira ulteriore materia. Tuttavia, le stelle M hanno dischi di formazione planetaria relativamente piccoli e non dovrebbero teoricamente avere la capacità di formare un pianeta così massiccio.

Le stelle M, le più diffuse nella nostra galassia, offrono una prospettiva interessante sulla formazione dei pianeti. Prima di LHS 3154b, non erano noti pianeti di questa portata in orbite strette attorno a stelle M meno massicce. Questa scoperta potrebbe illuminare non solo i processi di formazione planetaria attorno a stelle fredde, ma anche l’evoluzione di mondi rocciosi intorno ai tipi di stelle più comuni, ampliando la nostra comprensione degli ambienti stellari che possono sostenere la vita.