Un brillamento gigante da una magnetar illumina la galassia Sigaro

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Il 15 novembre 2023, il telescopio spaziale Integral dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha catturato un fenomeno straordinario: un lampo di raggi gamma di breve durata proveniente dalla galassia Sigaro (M82). Questo evento, classificato come “giant flare” e durato solamente un decimo di secondo, rappresenta il primo brillamento di tale magnitudine osservato in una magnetar situata fuori dal Gruppo Locale di galassie. La scoperta, condotta sotto la guida di Sandro Mereghetti dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), è stata pubblicata sulla rivista Nature, evidenziando un significativo passo avanti nella comprensione dei fenomeni più energetici dell’universo.

Le magnetar sono una particolare classe di stelle di neutroni, residui compatti delle esplosioni di supernovae, e rappresentano i magneti più potenti conosciuti nell’universo. Questi corpi celesti sono capaci di emettere brillamenti giganti, lampi intensi di raggi gamma che, nonostante la loro brevissima durata, raggiungono luminosità miliardi di volte superiori a quella del Sole. Tuttavia, la rarità di questi eventi e la loro breve durata rendono estremamente difficile la loro osservazione e analisi.

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©Esa/Integral, Esa/Xmm-Newton, Inaf/Tng, M. Rigoselli (Inaf)

Implicazioni scientifiche e tecnologiche della scoperta

Grazie all’Integral Burst Alert System (IBAS), il team di ricerca ha potuto localizzare e studiare il fenomeno in modo accurato e tempestivo. La scoperta ha suscitato un notevole interesse scientifico, poiché fornisce una nuova prospettiva sull’origine e le caratteristiche dei brillamenti più violenti del cosmo. Inoltre, la lunga operatività del telescopio Integral e l’innovativo uso del suo software hanno permesso di esplorare l’universo in modi precedentemente inimmaginabili, confermando il ruolo vitale delle tecnologie spaziali nello studio astronomico avanzato.

Dopo il rilevamento iniziale, sono seguite osservazioni rapide in diverse lunghezze d’onda, che hanno contribuito a definire meglio la natura dell’evento. Gli scienziati hanno utilizzato dati dal satellite Xmm-Newton e da vari telescopi terrestri, confermando che il lampo non era stato causato da una collisione tra stelle di neutroni, ma da un fenomeno intrinsecamente legato alla magnetar stessa.