Dai social network passa ormai di tutto, dall’informazione alla scienza, ma anche la lotta alle epidemie. Uno studio pubblicato su American Journal of Tropical Medicine and Hygiene ha dimostrato che Twitter è risultato utile nel minotoraggio delle epidemie.
Integrando i dati ufficiali con quelli forniti dal celebre social network, i ricercatori della Harvard Medical School insieme a quelli del Children’s Hospital di Boston, hanno notto come Twitter ha avuto un impatto positivo nella prevenzione della diffusione di alcune patologie e infezioni.
Utilizzando HealthMap, sito realizzato qualche anni fa dall’ospedale di Boston per tenere sotto controllo la diffusione di potenziali malattie, gli studiosi, cercando le varie patologie sono riusciti ad avere un quadro più preciso della loro diffusione grazie anche a quanto riportato sui social network, nelle dicussioni e nei tweet.
Analizzando ad esempio le conseguenze legate al terremoto di Haiti, di due anni fa, gli studiosi si hanno preso atto che nonostante molti progressi erano stati compiuti nell’ambito della salute pubblica nel corso dell’anno successivo al sisma, tra le sfide vi era ancora un’epidemia di colera in atto nell’ottobre del 2010.
A tal proposito, Rumi Chunara, prima autrice dello studio ha spiegato: “Quando abbiamo analizzato le notizie provenienti da Twitter, relative ai primi giorni di epidemia nel 2010, abbiamo visto che contenevano moltissime informazioni utili sulla trasmissione del colera, e che potevano fornire i dati anche con due settimane di anticipo rispetto alle statistiche ufficiali diramate dal Ministero della Salute e dal Governo di Haiti”.
Attraverso una serie di confronti statistici, i ricercatori hanno ottenuto un’analisi piuttosto precisa della diffusione del contagio, non tanto distante dalle stime ufficiali, ma ben più veloce da calcolare.
Come si legge su SciDev.Net, secondo Chunara “utilizzando media ‘informali’ rapidi ed efficieni si possono raggiungere le popolazioni che altrimenti non avrebbero accesso alle cure mediche tradizionali“.
James Wilson, direttore esecutivo dell’Haiti Epidemic Advisory System – una rete di bio-sorveglianza creata per supportare gli allarmi per i primi focoladi di contagio – ha detto che fonti come Twitter sono stati utili per il collegamento di soccorritori a terra gli uni agli altri, ma ha avvertito che potrebbero non funzionare come fonte primaria di informazioni.
Integrare i canali ufficiali ai social network sarebbe una buona soluzione. Almeno su questo, sono tutti d’accordo.