Trovata una “porta gigante” su Google Maps in Antartide: cosa sappiamo

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porta su Google Maps
©Google Maps

Alcuni teorici del complotto sono convinti di aver scoperto una sorta di “porta gigante” in Antartide, nei pressi della stazione giapponese Showa, utilizzando Google Maps. La presunta scoperta, che ha iniziato a circolare su internet, ricorda il caso della “piramide” antartica che aveva catturato l’attenzione nel 2016. Questo nuovo avvistamento, secondo i teorici, sarebbe un altro indizio di strutture misteriose nascoste nel continente ghiacciato.

La forma, leggermente rettangolare, ha suscitato ilarità tra gli utenti di Reddit, che hanno ipotizzato scherzosamente che potesse trattarsi della “casa vacanze del Bigfoot” o di un portale per viaggi interstellari. Tuttavia, l’ipotesi più probabile resta quella di un fenomeno naturale. Gli esperti suggeriscono che la struttura sia molto probabilmente un grande blocco di ghiaccio, con una formazione particolare dovuta alla conformazione stessa del ghiaccio o alla neve accumulata. Le ombre proiettate dal sole, in quel momento specifico, hanno poi contribuito a creare l’illusione ottica di una porta.

Una scoperta priva di interesse scientifico

Questa presunta “porta”, a differenza di altre formazioni geologiche o fenomeni simili osservati tramite Google Maps, non sembra avere particolare interesse scientifico. Ci sono, infatti, casi di scoperte effettivamente rilevanti grazie a Google Maps, come quella di un antico cratere da impatto vicino a Quebec. Tuttavia, in questo caso, la strana struttura in Antartide sembra essere soltanto un curioso gioco di ombre. A rafforzare quest’ipotesi, basta osservare l’area intorno alla presunta “porta”: vi sono molte altre formazioni simili che replicano l’effetto. Non è quindi escluso che si tratti di uno scherzo della natura, amplificato dalla percezione umana.

La psicologia dietro le teorie del complotto

Non è insolito che gli utenti di Google Maps, appassionati di misteri, si imbattono in presunti artefatti “alieni” o “extraterrestri” su piattaforme pubbliche. Queste teorie sono spesso alimentate dalla nostra innata tendenza a dare significato a ciò che vediamo. Conosciuto come pareidolia, questo fenomeno psicologico ci porta a vedere forme familiari o significative in oggetti casuali o modelli ambigui. Nel caso dell’Antartide, un ambiente isolato e inospitale, qualsiasi peculiarità sembra suggerire l’intervento umano o addirittura alieno, anche se molto spesso la spiegazione è naturale.

Google Maps, in questo caso, è solo uno strumento: l’interpretazione degli utenti trasforma dettagli banali in potenziali misteri. Alla fine, la mancanza di prove concrete lascia poco spazio al mistero: si tratta quasi certamente di una grande porzione di ghiaccio che, con il riflesso del sole, si è trasformata in una sorta di illusione ottica.