Tra poco Saturno “perderà” i suoi maestosi anelli: cosa aspettarsi

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Saturno

Saturno è una di quelle meraviglie che, una volta scoperta, non smette mai di incantare. Ogni volta che alziamo gli occhi al cielo, con la curiosità di chi cerca risposte tra le stelle, è lì, distante e maestoso, a ricordarci quanto vasto sia l’universo e quanto poco, in fondo, ne conosciamo davvero.

È sufficiente un telescopio, o anche solo un buon binocolo, per lasciarsi rapire dal suo spettacolo: quegli anelli luminosi, quasi irreali, che danzano intorno al pianeta, creando un effetto scenico che poche altre visioni celesti possono eguagliare. Eppure, come ogni bellezza effimera, anche gli anelli di Saturno sono destinati a scomparire. La domanda non è “se”, ma “quando”.

Gli anelli di Saturno: il segreto svelato dalla Voyager

Fu la sonda Voyager, in uno dei suoi incredibili viaggi verso il confine del sistema solare, a rivelare al mondo scientifico una verità sconcertante: gli anelli di Saturno sono in lenta ma inesorabile caduta. Composti da frammenti di ghiaccio e polvere, stanno precipitando, come un fiume invisibile, verso il pianeta che li ha generati.

Ogni secondo, tonnellate di questo materiale si dissolvono nell’atmosfera saturniana, come se Saturno stesse piano piano riassorbendo ciò che un tempo lo adornava. Secondo le stime più recenti, fra 300 milioni di anni quegli anelli, che oggi ci lasciano senza fiato, potrebbero essere solo un ricordo, un mito tramandato dagli astronomi del futuro.

James O’Donoghue, astrofisico presso la NASA, ci invita a riflettere su questo dono temporaneo:

Siamo testimoni di un momento irripetibile. Siamo fortunati a vivere nell’era in cui Saturno ci mostra ancora i suoi anelli. Ma, se gli anelli sono temporanei, chi può dire cosa ci siamo già persi? Magari, in epoche passate, anche Giove, Urano o Nettuno esibivano cerchi altrettanto maestosi, e noi possiamo solo immaginare ciò che il tempo ha cancellato.

Il 2025: un assaggio di quel futuro che verrà

Tuttavia, già nel nostro futuro prossimo ci attende un piccolo assaggio di questa perdita. Il 23 marzo 2025, per chi avrà la pazienza e la passione di guardare il cielo, Saturno offrirà uno spettacolo diverso dal solito. I suoi anelli, che oggi ci appaiono così definiti e splendenti, sembreranno quasi scomparire.

Questo accade perché, a intervalli regolari di circa 13-15 anni, Saturno si trova in una posizione rispetto alla Terra e al Sole che lo mostra di taglio. E così, i suoi anelli sottilissimi si allineano alla nostra linea di vista, diventando quasi invisibili, come un filo d’argento in controluce.

Quella sera di marzo, chi osserverà Saturno potrà scorgere un pianeta diverso, privo della sua corona scintillante. Sarà come sbirciare in un futuro lontano, quando Saturno non avrà più anelli da mostrare. Ma non durerà a lungo: solo qualche mese dopo, potremo di nuovo ammirare il lato inferiore degli anelli e il polo sud del pianeta, una visione rara, che non si presenta da decenni.

L’oscillazione celeste di Saturno

Saturno, come la Terra, vive al ritmo delle stagioni, ma su una scala temporale che per noi è quasi incomprensibile. Mentre qui i cicli stagionali si susseguono ogni pochi mesi, là su Saturno, una stagione dura quanto una vita umana: quasi trent’anni terrestri. Jonti Horner, esperto astrofisico, ci ricorda che l’inclinazione dell’asse di Saturno è di 26,7 gradi, simile a quella della Terra, ma la sua danza attorno al Sole è molto più lenta.

Questo lento “oscillare” fa sì che, durante il lungo viaggio del pianeta intorno alla sua stella, cambino le prospettive da cui lo osserviamo. E così, di tanto in tanto, gli anelli scompaiono dalla nostra vista, solo per tornare poi a brillare, più belli di prima. Nonostante si estendano per centinaia di migliaia di chilometri nello spazio, gli anelli di Saturno sono incredibilmente sottili, con uno spessore di poche decine di metri.

Sono come un velo delicato, sospeso nell’infinito, pronto a sparire con un semplice cambio di prospettiva. Ma quando torneranno, riemergeranno con tutta la loro straordinaria bellezza, ricordandoci che l’universo, per quanto lo scrutiamo, ha sempre qualche nuovo segreto da rivelare.