Negli ultimi tempi, il Sole ha mostrato un’attività così intensa da bombardare ripetutamente la Terra con radiazioni e particelle emesse dalle eruzioni di plasma solare.
Non solo la Terra è stata colpita dalle tempeste solari. Anche Marte, che si trova a una distanza dal Sole pari a 1,5 volte quella della Terra, è stato investito dalle gigantesche eiezioni di particelle che attraversano il Sistema Solare. Il pianeta rosso possiede un ambiente magnetico e un’atmosfera molto più deboli rispetto alla Terra, il che comporta effetti differenti delle tempeste solari. Gli strumenti a bordo della sonda MAVEN hanno registrato questi effetti, permettendoci di comprendere meglio l’ambiente radiativo su Marte e il suo impatto sui futuri esploratori umani, come illustrato dalla fisica Christina Lee dell’Università della California, Berkeley:
La sonda MAVEN ha osservato il più grande evento di particelle energetiche solari mai registrato. Ci sono stati diversi eventi solari nelle ultime settimane, con ondate successive di particelle che hanno colpito Marte.
Gli effetti sulla Terra
Sulla Terra, gli effetti più significativi si sono manifestati all’inizio di maggio, quando le espulsioni di massa coronale (CME) – enormi eiezioni di plasma solare e campi magnetici che a volte si verificano insieme ai brillamenti solari – sono state dirette verso il nostro pianeta. Il risultato è stato una straordinaria gamma di aurore visibili a latitudini insolitamente basse, dovute alle interazioni tra le particelle solari e il campo magnetico terrestre.
La regione di macchie solari responsabile di queste eruzioni si è successivamente spostata sul lato opposto del Sole, ma il nostro astro non ha cessato la sua attività. Il 20 maggio 2024, una gigantesca eruzione sul lato opposto del Sole, con un brillamento stimato di magnitudine X12, uno dei più potenti mai rilevati, ha lanciato particelle verso Marte.
La luce del brillamento è arrivata per prima, irradiando Marte con raggi X e gamma. Le particelle del CME, viaggiando più lentamente della luce, sono arrivate successivamente, innescando aurore nell’atmosfera marziana. A differenza della Terra, Marte non possiede un campo magnetico globale in grado di dirigere le particelle verso i poli, quindi le aurore marziane tendono ad essere globali e visibili solo in ultravioletto, non a occhio nudo.
Fortunatamente, i satelliti orbitanti attorno a Marte, come MAVEN, possono osservare queste fluttuazioni ultraviolette. Anche i rover sulla superficie hanno misurato l’afflusso di radiazioni. L’atmosfera marziana, con un volume inferiore all’1% di quella terrestre, offre quasi nessuna protezione dai raggi solari.
Dopo il grande brillamento, il Radiation Assessment Detector di Curiosity ha registrato un picco di radiazioni fino a 8.100 microgray – l’equivalente di 30 radiografie toraciche contemporaneamente, il più grande picco registrato dal rover. Questo aumento non sarebbe letale, ma sicuramente non benefico per la salute.
Prepararsi alle missioni future su Marte
Le immagini in bianco e nero di Curiosity durante la tempesta mostrano ‘neve’, causata dalle particelle cariche che interagiscono con la fotocamera. Queste misurazioni offrono dati cruciali per comprendere l’ambiente radiativo marziano, aiutando a sviluppare strategie di protezione per gli esploratori futuri, come spiega il fisico Don Hassler del Southwest Research Institute:
Scogliere o tunnel di lava fornirebbero un’ulteriore schermatura per gli astronauti durante tali eventi. In orbita marziana o nello spazio profondo, il tasso di dose sarebbe significativamente maggiore.
Nel frattempo, con l’avvicinarsi della fase più attiva del ciclo solare, sono previste ulteriori tempeste. “Non mi sorprenderebbe se questa regione attiva sul Sole continuasse ad eruttare, portando a ulteriori tempeste solari sia sulla Terra che su Marte nelle prossime settimane”, conclude Hassler.