Sotto il mare, al largo delle coste siracusane, sorgerà un telescopio ‘sottomarino’. La prima gigantesca torre, alta 400 metri, è già stata installata a 3500 metri di profondità, 80 km a sud est di Capo Passero, nello Ionio meridionale. Ma saranno centinaie le torri che consentiranno all’esperimento Km3Net di rilevare i neutrini provenienti dallo spazio nell’acqua di mare.
Questa enorme antenna sottomarina, una volta completata, avrà migliaia di sensori ottici, dei veri e propri “occhi” elettronici in grado di trovare i neutrini cosmici e identificare le sorgenti di raggi cosmici e di antimateria. Guardando nelle profondità marine, dunque, si cercherà di risolvere alcuni dei misteri dell’universo.
Il progetto che coinvolge l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), numerose università italiane e istituti di ricerca di dieci paesi europei, è stato avviato lo scorso anno. La posa della torre è stata però un’operazione abbastanza complessa, formata da una sequenza di otto piani, spaziati di 40 metri l’uno dall’altro lungo la direzione verticale, ciascuno con sensori ottici, acustici e oceanografici.
Utilizzando un robot sottomarino filoguidato – ROV (Remotely Operating Vehicle) – è stata prima esplorata l’area scelta per l’installazione. La torre è stata poi portata a 3500 metri di profondità e il robot ha avuto il compito di connetterla al cavo elettro-ottico sottomarino di 100 km, che l’Infn ha installato nel 2009. La torre è stata infine aperta, raggiungendo la configurazione di lavoro di 400 metri di altezza.
L’apparato ha subito iniziato a funzionare inviando, attraverso il cavo sottomarino, i primi dati al laboratorio a terra dei LNS (Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN) situato a Portopalo di Capo Passero. “Ora – come spiega il direttore dei Laboratori Nazionali del Sud, Giacomo Cuttone – si è avviata la fase di caratterizzazione dell’apparato e di acquisizione dei segnali ottici, acustici e oceanografici. Questa attività rappresenta il punto di partenza della realizzazione del rivelatore Km3Net nel sito di Capo Passero ”.
Perché cercare i neutrini in fondo al mare? Gli eventuali rivelatori dovrebbero essere installati in luoghi fortemente schermati per ripararsi dalla pioggia di radiazione cosmica che bersaglia la Terra. Tuttavia, dispositivi di queste dimensioni non potrebbero essere collocati in laboratori sotterranei. Da qui l’idea di utilizzare grandi volumi di un mezzo naturale, il mare. “In un mezzo trasparente, come l’acqua delle profondità marine o i ghiacci polari, è possibile rivelare la radiazione luminosa prodotta per effetto Cherenkov dalle particelle secondarie (muoni), che i neutrini generano interagendo con la materia” spiega l’Infn. L’acqua, così come il ghiaccio, funge da schermo protettivo dai raggi cosmici e da bersaglio per l’interazione di neutrini.