Creare pelle umana. La nuova frontiera della stampa 3D incontra la medicina. Un team di ricercatori e studenti dell'Università di Toronto è riuscito a progettare e costruire una macchina, chiamata PrintAlive, in grado di ricreare la pelle sovrapponendo vari strati di tessuto tegumentario.
Particolarmente adatta nei casi di ustioni, la stampante riesce a produrre la pelle partendo da quella del paziente. Attualmente, in caso di ustioni gravi, i medici sono costretti a rimuovere parte della pelle sana del paziente e innestarla sulla zona bruciata.
Con PrintAlive, questo passo doloroso potrebbe essere eliminato. La stampante infatti utilizza le cellule del paziente, realizzando così un tessuto naturale completo e funzionante. Il “prodotto” stampato comprende follicoli piliferi, ghiandole sudoripare e tutte le altre componenti della pelle, che come sappiamo non è solo un rivestimento ma svolge numerose funzioni.
In questo modo, le persone ustionate vengono sottoposte a un trapianto on-demand della loro stessa pelle, evitando il rigetto immunologico e la necessità del doloroso autotrapianto e della donazione dei tessuti, come hanno spiegato i ricercatori.
Come funziona PrintAlive? Non più grande di un forno a microonde, la stampante è in grado di stampare innesti cutanei in movimento. La macchina è facilmente trasportabile e ciò la rende particolarmente adatta anche nelle zone rurali e nei paesi in via di sviluppo in tutto il mondo.
"Il 90 per cento delle ustioni si verifica in paesi a basso e medio reddito, con una maggiore mortalità e morbilità a causa di sistemi sanitari scarsamente attrezzati e a causa dell'accesso inadeguato alle strutture di assistenza”, ha detto il dott. Marc Jeschke, a capo del Sunnybrook Hospital Ross Tilley Burn Centre. “Rigenerare la pelle usando le cellule staminali del paziente può ridurre significativamente il rischio di morte nei paesi in via di sviluppo”.
Dal 2008 ad oggi, il team ha effettuato centinaia di prove di progettazione per ottimizzare il funzionamento della stampante. Di recente, ha completato la seconda generazione del prototipo pre-commerciale.
Grazie alla loro idea, inoltre, i ricercatori di Toronto il 18 settembre, si sono aggiudicati uno dei premi del James Dyson Award.
Francesca Mancuso
Foto: Gizmag
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