Lulz Liberator funziona ed è low cost: la nuova pistola che si ottiene con una stampante 3D, opera di un ingegnere di Wiscosin (Usa) che si fa chiamare ‘Joe’, è la versione super economica di un precedente progetto di Cody Wilson, fondatore di Defense Distributed, e attualmente usa una stampante da mille e 725 dollari (contro gli 8 mila precedenti) e costa solo 25 dollari di plastica e 48 ore di tempo per la stampa effettiva.
Joe, che vuole restare anonimo, ha testato la sua arma caricandola con una cartuccia calibro .380 e ha sparato nove volte, senza che l’arma si rompesse in alcun modo (come si può vedere nel video, girato dal collaboratore Michael Guslick). Come sia sopravvissuta a tutto questo non è ancora chiarissimo. Si sa tuttavia che la pistola stampata contiene un paio di pezzi in metallo e che, invece di perni di plastica, per tenere fermo il martello di stampa usa viti di ferramenta.
Certo l’arma non è proprio perfetta: nel corso del suo tiro di prova sembra essersi inceppata diverse volte, e alcune delle viti del suo percussore dovevano essere sostituite, oltre al fatto che le cartucce vuote vanno tolte con un martello. Ma piccoli problemi, secondo Guslick: “A parte questo – ha infatti dichiarato l’ingegnere - funziona sul serio ed è possibile stamparne un modello su un dispositivo ancora più economico”.
Il fine della Defense Liberator è d’altronde quello di avere armi universalmente disponibili, senza possibilità che il governo le controlli, perché di origine digitale. “Io non sono un anarchico - ha infatti spiegato Joe - ma non mi piace l'idea che il governo mi possa dire ‘Non è possibile che’“. Un fine di libertà in linea con lo spirito statunitense in effetti. Ammesso che rendere le armi open source sia socialmente utile.
Roberta De Carolis
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