Daizi Zheng, una giovane designer cinese che vive a Londra, ha progettato per Nokia un cellulare che si ricarica con la Coca Cola (o altra bevanda zuccherina). La batteria utilizza degli enzimi come catalizzatori e crea elettricità partendo dai carboidrati. Il processo genera ossigeno e acqua, quindi non crea problemi di smaltimento. Inoltre la “ricarica” dura tre o quattro volte di più che nelle normali batterie al litio.
Quando il telefono è scarico, basta riempire il serbatoio, posto sul retro, con una bibita e si riparte. In sostanza, questo bio-telefono è un po’ come il corpo umano: quando ha un “calo degli zuccheri”, deve mangiare, anzi bere, una bibita dolce. Io consiglierei acqua e zucchero, costa di meno ed è più ecologica.
L’idea, però, non è piaciuta al gigante finlandese (forse è a dieta), che ha definito il progetto troppo futuristico. Peccato.
In realtà, batterie “alternative”, già esistono. Alla fine del 2007, Sony ha realizzato il prototipo di una pila che funziona con lo zucchero, e che produce una potenza di 50 mW (milliwatt). Mentre la Aqua Power System, anch’essa giapponese, ha già commercializzato le batterie NoPoPo, (nei formati AA e AAA) che si ricaricano con: birra, saliva, urina e bibite dolci. C’è da scegliere.
Nel futuro avremo delle batterie veramente originali. Se Alessandro Volta, perla sua pila, si è servito di una rana morta, i suoi discendenti non sembrano meno fantasiosi.