Avevano perso l'uso delle mani a causa di incidenti ma adesso sono le prime persone con questo tipo di lesione a ricevere mani bioniche controllate col pensiero, attraverso tessuto nervoso trapiantato.
I miracoli della medicina moderna hanno tre nuovi protagonisti. Dopo l'uomo che è tornato a vedere dopo 10 anni di buio completo, questa volta tocca alle mani. I tre pazienti, grazie a un complesso intervento di ricostruzione bionica, hanno riacquistato la capacità di svolgere attività quotidiane. Tre mesi dopo l'intervento sono stati in grado di raccogliere una palla, versare acqua da una brocca o utilizzare una chiave.
I tre avevano tutti lesioni al plesso brachiale, ossia un danno ad una rete di nervi coinvolti nei movimenti del collo e nel controllo di spalla, braccio, avambraccio e mano.
Le lesioni provocano le stesse limitazioni di un'amputazione anche se fisicamente gli uomini non avevano perso gli arti. Ad essere recisi infatti erano collegamenti tra il loro sistema nervoso e le mani. “Per questi pazienti, non c'era davvero nessuna speranza di recuperare la funzionalità della mano”, ha detto a Livescience il dottor Oskar Aszmann, professore di chirurgia plastica e ricostruttiva della Medical University di Vienna, co-autore dello studio.
Come hanno fatto allora a recuperare i loro arti? Con una nuova tecnica pionieristica in grado di amplificare i segnali nervosi che rimangono nel braccio e utilizzarli per controllare una mano protesica, chiamata Michelangelo.
Nello studio, Aszmann e i suoi colleghi hanno dunque incrementato i segnali esistenti, trapiantando nervi e tessuto muscolare dalla gamba di ciascuno nel braccio ferito. Ciò ha permesso di aumentare i segnali elettrici dal cervello al braccio. In primo luogo, attraverso alcuni elettrodi sono stati captati i segnali nervosi residui ancora presenti nei nervi del plesso. Successivamente, la mano interessata è stata amputata per far posto alla protesi robotica.
I sensori della nuova mano rispondono così agli impulsi elettrici del cervello, permettendo al paziente di svolgere le normali attività. Dopo la riabilitazione, la tecnica ha garantito ai tre pazienti un alto grado di funzionalità della mano. Essi hanno trascorso circa nove mesi ad effettuare una sorta di allenamento cognitivo, in modo da poter imparare a riattivare i muscoli resi deboli dal disuso. Si sono inoltre allenati a controllare una mano virtuale su un computer.
Questa soluzione potrebbe essere utilizzata per sostituire altri arti, secondo Aszmann. Ad esempio, un team di ricercatori di Chicago ha utilizzato una tecnica simile riguardante le gambe bioniche su pazienti con lesioni agli arti inferiori.
Francesca Mancuso
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