Il Dna si replica con un noto meccanismo cellulare e in questo modo l’informazione genetica viene trasmessa all’interno dell’organismo e alla progenie. Tutto vero, ma forse da oggi questa non è l’unica possibilità che questa importante molecola ha per trasmettersi da una cellula ad un’altra: questo almeno è quello che affermano Luc Montagnier e i suoi collaboratori, i quali hanno descritto un meccanismo mediante il quale il Dna si teletrasporta attraverso un campo magnetico, così che riesce a generarsi anche a distanza, trasmettendo il suo imprinting senza utilizzare il classico processo cellulare.
Montagnier, premio Nobel per la medicina nel 2008, ha effettuato un esperimento relativamente semplice dimostrando qualcosa di straordinario anche se ancora oggetto di dubbi e polemiche. Ha preso due tubi contenenti uno un tratto di Dna di circa 100 coppie di basi e uno acqua pura. Entrambi i tubi sono stati conservati in una bobina di rame sorgente di un debole campo magnetico. Dopo alcune ore l’analisi del contenuto dei tubi ha riportato un risultato sorprendente: anche in quello che prima conteneva solo acqua è stato trovato Dna.
L’analisi è stata effettuata mediante una procedura standard della quale gli studiosi si servono per dimostrare la presenza di Dna o semplicemente per averne una quantità superiore a quella disponibile: si chiama Pcr (Polymerase chain reaction) ed è in grado di replicare in vitro la molecola responsabile dell’informazione genetica. La tecnica, per la quale il suo inventore Kay B. Mullis fu insignito del premio Nobel nel 1993, consiste nell’aprire una doppia elica di Dna mediante riscaldamento, ottenendo in tal modo due filamenti separati usati come stampo per altri nucleotidi (i componenti principali del Dna) aggiunti nella stessa soluzione. In questo modo da una doppia elica se ne ottengono quattro, da quattro otto e così via.
La metodologia usata da Montagnier è dunque ben nota e comunemente usata, e in questo caso ha mostrato presenza di Dna dove prima non c’era. Se e come questo sia avvenuto è ancora oggetto di grande scetticismo da parte della comunità scientifica. I ricercatori ipotizzano che il Dna emetta un proprio campo magnetico che, interagendo con quello delle bobine, sia in grado di trasmettere informazioni sulla sua struttura ad un’altra molecola, in questo caso l’acqua.
Se questo fosse confermato - e perché ciò avvenga saranno necessari molti altri esperimenti in altri laboratori e altre condizioni - potrebbe portare ad una vera rivoluzione nella biologia molecolare e cellulare, perché implicherebbe il fatto che il Dna può trasmettersi da una cellula all’altra anche senza la riproduzione enzimatica classica. Molte certezze verrebbero dunque meno.
Il lavoro di Montagnier non è stato ancora accettato per la pubblicazione, quindi i dettagli precisi dell’esperimento ancora non sono noti, ma il suo gruppo di ricerca ne ha messo a disposizione un riassunto. La probabilità che lo studio sia pubblicato è comunque alta e dunque tutta la comunità scientifica è in attesa di sapere se la rivoluzione è realmente in atto.
Roberta De Carolis