L'uomo su Marte. Se ne parla da tempo e i volontari non mancano. Tuttavia, dovranno essere dei volontari speciali, non solo per i requisiti fisici, ma perché il biglietto sarà di sola andata. Insomma, una vita umana non basterebbe, in termini di tempo, per andare e tornare dal pianeta rosso.
Solo qualche mese fa, la proposta di un viaggio senza ritorno ottenne oltre 200 mila adesioni, tutte provenienti da 140 paesi diversi. La maggior parte delle persone a proporsi avrebbero accettato di essere selezionate entro il 2015 per sottoporsi a sette anni di formazione. Poi, nel 2023, uno di questi equipaggi sarebbe diventato il primo gruppo di esseri umani ad atterrare su Marte e vivere lì per il resto della loro vita.
A spiegarlo lo stesso Bas Lansdorp, fondatore del Mars One Colony Project. La missione iniziale, del costo di 6 miliardi di dollari, sarebbe stata finanziata oltreché dai privati, anche dai più famosi reality show televisivi per contribuire a raccogliere i fondi finalizzati al viaggio inaugurale, previsto entro un decennio, e le missioni successive in programma schedulate ogni due anni.
Non sorprende che la Nasa sia stata da subito scettica sulla fattibilità del progetto Mars One ed altri abbiano messo in discussione il business plan, l'attuabilità tecnica e i potenziali rischi per la salute della colonia umana. "Non c'è una buona risposta alla domanda perché vogliamo andare proprio su Marte. Ma accadrà perché l'esplorazione è quel che noi esseri umani facciamo", afferma Lansdorp.
Ad ogni buon conto, le precauzioni da mettere in atto sono tante ed i rischi elevatissimi. Non ultime, le radiazioni spaziali. Ma Lansdorp sembra essere piuttosto sicuro quando spiega che ogni equipaggio sarà dotato di un rifornimento di acqua che servirà anche da schermatura contro le particelle solari mortali e i raggi cosmici. Mentre la stessa colonia sarà costruita a circa due metri dal suolo marziano per evitare contatti.
"Ho fondato Mars One perché volevo andare su Marte e ne ho ancora voglia, ma ho avuto il mio primo figlio poche settimane fa”, risponde Lansdorp alla domanda se anche lui vorrebbe intraprendere un simile viaggio. "Ma non è neppure il motivo principale. Io non sono quel tipo di persona che può essere rinchiuso in una piccola stanza per 30 mesi con altre persone senza odiarsi a vicenda". E, infatti, una delle questioni principali che gli scienziati non devono trascurare è proprio la resistenza psicologica di una convivenza forzata tra esseri umani di diverse culture e provenienza, con diverse esigenze ed altrettante abitudini.
Inoltre, come potrebbe funzionare e come potrebbe essere progettata una colonia per riuscire a garantire la sopravvivenza ai colonizzatori? Ogni lander che Mars One invierà sarà in grado di trasportare un carico utile. Dopo otto missioni, oltre 44 mila chili di forniture sarebbero inviate sul pianeta. E le stesse capsule entrerebbero a far parte dell'habitat. Cibo e pannelli solari sarebbero trasportati da questi moduli. Tuttavia, dalla Terra non sarebbero inviati né sufficiente acqua né ossigeno. Questi, dunque, dovrebbero essere riprodotti sul posto. Gli astronauti, infatti, dovrebbero filtrare l'acqua marziana direttamente dal suolo. Inoltre, dall'acqua sarebbe possibile ricavare sia l'idrogeno che l'ossigeno. Infine, si dovrebbe avviare un processo tale per modificare le condizioni del pianeta e renderlo abitabile. Sebbene questo progetto richiederebbe diversi anni.
"Perderanno la loro massa ossea e muscolare a tal punto che sarà estremamente difficile per loro riuscire a sopravvivere di nuovo ad un viaggio di ritorno verso la Terra e il rientro nell'atmosfera terrestre”, conclude Lansdorp. "Saranno marziani per il resto della loro vita". Siete ancora pronti?
Federica Vitale
Image Credit: Space.com
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