I blackout di WhatApp prima, quello di Wind Infostrada poi mettono a dura prova i nervi dei sempre connessi. Basta uno schermo in bianco per qualche ora per mandare in tilt chiunque faccia parte di quella fetta di popolazione che senza internet proprio non riesce a campare.
Ma perché del web proprio non riusciamo a fare a meno? E, soprattutto, nella malaugurata ipotesi non ci fosse connessione per tre giorni, cosa accadrebbe e cosa ci mancherebbe di più?
Secondo la ricerca Internet in Italy sviluppata da ixè per State of the Net e presentata nel corso del panel Perceptions of the net.
Gli italiani sono sempre online soprattutto per trovare informazioni su Google e sulle testate giornalistiche, ma amano anche smanettare alla scoperta di nuovi contenuti e per crearli (vedi testate giornalistiche online o blog vari). La raccolta di informazioni spetta per lo più agli over 64, mentre i siti per l'acquisto o la vendita di prodotti sono più frequentati dai più giovani di età compresa tra i 18 e i 44 anni. E, udite udite, chi ha più di 50 anni va in internet soprattutto per la possibilità di farsi conoscere sui social media.
"La smart life, la vita potenziata dalla rete, risulta così essere una realtà per tutte le fasce della popolazione italiana declinandosi in diverse forme in base alle età, ma avendo come fattore fondante la ricerca, la condivisione e la pubblicazione di informazioni – affermano Beniamino Pagliaro, Sergio Maistrello e Paolo Valdemarin, fondatori di State of the Net –. Attestando il valore di queste informazioni, la smart life pone automaticamente al centro della scena del digitale la gestione della loro tutela, la gestione della privacy e dei limiti alla raccolta e all'utilizzo di queste informazioni".
Ma è uno zoccolo duro quello della privacy: se da un lato il 56% degli italiani ha timore di essere spiato o non sa come i suoi dati potrebbero essere utilizzati, dall'altro un cittadino su tre non si pone nemmeno il problema. Oltre 7 italiani su 10 sono contrari al fatto che i governi possano raccogliere dati personali dai computer e dagli smartphone, come rivelato dal Datagate e, nonostante la volontà di non essere spiati, il 59% della popolazione è contraria al fatto che le informazioni degli archivi segreti dello Stato possano essere resi pubblici, come nel caso Wikileaks. Nel 2014, il numero di italiani che vorrebbero che nessuno guardi i propri dati è cresciuta dal 35% al 59%.
Le abitudini digitali degli italiani sono quindi per lo più collegate alla ricerca delle informazioni, funzione di cui si sentirebbe maggiormente la mancanza se la rete non fosse accessibile per tre giorni. Le e-mail mancherebbero al 24,3% e si piazzano al secondo posto, mentre gli utenti risultano più affezionati alla lettura di notizie (mancherebbe al 12,7%) rispetto alla comunicazione via Whatsapp o Skype e rispetto a Facebook, fermi al 4 e al 5 posto con, rispettivamente il 10,8% e il 7,1% delle preferenze.
Germana Carillo
Tabelle: ipresslive
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