Fanno #selfie su selfie gli adolescenti di oggi, smanettano sui loro smartphone e cercano gli svaghi più insoliti. Spesso anche i più pericolosi. È recente la notizia della diffusione di una nuova moda del tutto stramba: il vampirismo. Proprio così, bere sangue umano.
E così che quella che ormai si definisce "selfite" si associa al macabro "vampirismo" come due nuovi preoccupanti fenomeni sociali 2.0. A sottolinearne la rilevanza sono stati la pediatra Teresa de Toni, dell'Università di Genova, e Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell'Istituto di Ortofonologia, in occasione dell'XI Corso interdisciplinare di aggiornamento in "Adolescentologia" di Genova.
SELFITE – Diventata compulsiva tra i più giovani, la pratica del selfie, l'autoscatto in tutte le sue varianti con la pubblicazione poi su un social network, è ormai l'abitudine quotidiana degli adolescenti, impegnatissimi solo a farsi scatti fotografici per ore e ore al giorno. E non vale la notizia ormai certa che il selfie aumenta i complessi fisici, quello che più conta per i ragazzi d'oggi e fotografarsi fino a trovare lo scatto perfetto. E mostrarsi.
La selfite è una vera e propria "patologia legata al mancato riconoscimento del proprio corpo", spiega de Toni. Anche il dizionario di Oxford al neologismo "selfie" aggiunge che "un selfie occasionale è accettabile, ma postare una foto di se stessi ogni giorno non è necessario".
VAMPIRISMO – E come la mettiamo con la pratica del bere sangue umano? Forse tutte le recenti saghe sui vampiri non hanno giovato alla psiche dei più giovani, che ora pensano che bere e donare sangue (per farlo bere) sia normale e spassoso. Dopo gli studi sulle trasfusioni di sangue giovane che rallenterebbero l'invecchiamento, ora se alcuni si definiscono degli Hlv, degli "Human living vampire", ossia degli esseri umani che amano vivere come vampiri e per i quali il bere sangue umano è un'esperienza extrasensoriale, per molti moltissimi ragazzi è semplicemente un gioco di emulazione, che "fa sentire bene". E pericoloso sotto tutti i punti di vista.
"Bere sangue significa essere bello, forte, coraggioso – afferma Federico Bianchi di Castelbianco -. Insomma, è un modo per sentirsi inclusi. Per entrare a far parte del gruppo. Chi non accetta di farlo è fuori".
Cosa si può fare allora? Realizzare attività di informazione rivolte ai ragazzi, parlare con loro. Magari non lasciarli soli...
Germana Carillo
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