Ieri 12 marzo si è celebrata la Giornata Mondiale contro la Cyber-censura. L'iniziativa, fortemente sostenuta da Reporters sans frontières (RSF) si è schierata contro i regimi autoritari, che limitano la libertà d'informazione ma anche contro alcuni governi occidentali. Secondo RSF, la stessa Francia è uno dei "Paesi sotto sorveglianza" in quanto a limitazioni.
Negli ultimi anni, diversi Stati membri dell'UE hanno adottato politiche definite “preoccupanti” che in alcuni casi minacciano l'essenza stessa di Internet, tra cui la censura online, misure di sorveglianza o l'adozione di leggi repressive. Va sottolineato che il web è stato un canale fondamentale per le proteste, dalla primavera araba fino alle manifestazioni degli Stati Uniti e in Europa, contro le varie proposte avanzate, tra cui le americane PIPA e SOPA, e l'ACTA.
Un report, reso noto da Edri (European Digital Right), ha messo in luce le prime 5 minacce alla libertà di parola.
1. Blocco di siti web in Europa. In molti paesi europei, i metodi di censura tecnici, come il bloocco di un sito o il filtraggio vengono utilizzati sia su base volontaria sia al di fuori dello Stato di diritto, o ancora introdotti dai governi mediante misure legislative. Diversi gruppi che difendono i diritti fondamentali dei cittadini su Internet sono stati vittime dei regimi di blocco. Secondo quanto rivela l'Edri, in Finlandia, ad esempio, una causa intentata da un gruppo titolare dei diritti è stata tradotta nell'ordine del tribunale di bloccare l'ISP locale di The Pirate Bay nell'ottobre 2011. Nel febbraio 2012, Open Rights Group UK ha riferito che l'accesso a Orange è stato sottoposto al filtraggio del gruppo di difesa francese La Quadrature du Net, che si erge a difesa dei diritti fondamentali dei cittadini su Internet.
2. Le misure volontarie. Forse a causa dei frequenti fallimenti delle misure punitive, molte proposte legislative attuali hanno iniziato a passare da ex-post rispetto ai modelli di prevenzione ex ante, che si basano sulla sorveglianza e filtraggio delle attività Internet dell'utente. Per questo, la Commissione europea sta vagliando tale possibilità, che prevede una maggiore consapevolezza da parte dell'utente ma anche la tutela di alcuni diritti, tra cui quello all'oblio.
3. Sequestri di domini da parte delle autorità degli Stati Uniti in nome della lotta contro le violazioni di copyright. Solo la scorsa settimana, l'Immigration and Customs Enforcement Agency (ICE), tramite il proprio portavoce Nicole Navas ha ammesso che il governo ha sequestrato circa 750 domini in questo modo. Questo approccio, secondo l'Edri, distrugge la certezza del diritto per i servizi online. Nel 2008, diversi siti web di un'agenzia di viaggi spagnola improvvisamente smisero di funzionare, anche se la società non era mai stata accusata di infrangere la legge in Spagna. Il detentore del nome di dominio, una società americana, volontariamente aveva disattivato i nomi di dominio in quanto la società spagnola stava fornendo servizi di viaggio a Cuba.
4. Proposte legislative e accordi internazionali: SOPA, PIPA, ACTA. Diversi sono stati i tentativi di fornire una base giuridica a tutte le minacce del web. Dalla SOPA (Stop Online Piracy Act), che offriva la possibilità ai titolari di copyright americani di agire direttamente impedendo la diffusione di contenuti protetti, alla PIPA (Protect IP Act), fino all'accordo internazionale ACTA, tutte volte alla promozione di misure volontarie, come il blocco di siti web.
5. Dall'Ue la Safer Internet Coalition. Ultima ma non meno importante è la non ancora nota "Safer Internet Coalition", avviata dalla Commissione europea, che riunisce i principali attori del settore ICT. Tra queste 38 società, tra cui Vodafone, Deutsche Telekom e British Telekom (noto anche come uno dei più grandi nemici neutralità della rete), RIM Blackberry, KPN, Nintendo e Microsoft. Queste sono le aziende che hanno guadagnato la fiducia della Commissione europea al fine di discutere interventi volontari, tra cui la classificazione dei contenuti, il filtraggio e gli strumenti di censura. In un recente incontro, la coalizione ha discusso la possibilità di installare photoDNA Microsoft per controllare il contenuto dei computer degli utenti finali, ma soprattutto contro la pedofilia sul web.
La questione è più che mai complessa, ma è certo che porre il web a censura ha dei risvolti poco democratici. E gli eventi che hanno avuto luogo in tempi recenti, dall'Egitto alla Libia, forse non avrebbero avuto la stessa risonanza se la censura al web li avesse limitati.
Francesca Mancuso