
Bitcoin sempre più nella bufera, più o meno da quando ha dismesso i panni di moneta "ufficiale" dei portali del deep web per indossare quelli di valuta più rivoluzionaria dell'era digitale. Il suo Mt Gox, fino a poche settimane fa il maggiore portale di trading sulla aspirante valuta, è infatti letteralmente "sparito". Oscurato.
L'indirizzo della piattaforma è diventato del tutto inaccessibile, dopo che ieri il suo titolare, Mark Karpelès, aveva ufficialmente rotto con la Fondazione. Qualcuno ha parlato di attacco hacker. Difficile stabilirlo. Ma il danno sembra imponente: alcuni parlano di un crack di 800mila BitCoin. Circa 350 milioni dollari.
Tutto è iniziato qualche giorno fa, quando (l'ormai ex) numero uno Karpeles ha denunciato una falla nel sistema, bloccando le operazioni di ritiro dei fondi da parte dei clienti. Pochi istanti e il valore di Bitcoin su MtGox è crollato, portandolo a circa 135 dollari (a novembre del 2013 una criptomoneta ne valeva 1300).
Dopo di che le dimissioni dal consiglio d'amministrazione di Bitcoin Foundation, attese in un certo senso. Perchè di recente avevano iniziato a farsi più evidenti gli attriti tra Karpelès e altri operatori di Bitcoin, e vista la mancata regolamentazione del settore non erano pervenute comunicazioni ufficiali.
Insomma: Mt.Gox è sparito nel nulla, insieme al suo account twitter (ripulito), scatenando così il panico fra le migliaia di utenti che hanno un conto sull'exchange nipponico.
Le accuse sono giunte da un gruppo di altri operatori, mentre tutti coloro che fino ad oggi avevano impegnato fondi sul Mt Gox si trovano nell'impossibilità di fare alcunché. Resta il fatto che non sono pochi i portali che ipotizzano una insolvenza della piattaforma giapponese.
Un duro colpo per la credibilità della moneta virtuale più famosa al mondo. Proprio adesso che si stava facendo largo fra le strette maglie della finanza globale, installando i primi sportelli bancomat. Tant'è che nel mese di gennaio le quotazioni del Bitcoin avevano mostrato un andamento apparentemente stabile (per i suoi standard) attorno ai 900 dollari.
Ora ci si interroga su dove possa arrestarsi la caduta. Le risposte sono vane, se non quelle dei competitor reali. In Europa e Asia negli ultimi mesi si sono infatti registrati crescenti scetticismi e allarmi di varie autorità monetarie su quella che molti, come la Banca centrale cinese, si rifiutano di considerare una moneta. E sono loro, oggi, gli unici a cantere vittoria.
Capablanca
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