Greenpeace attacca la nuvola nera di Apple, Microsoft e Amazon

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Quando incide il cloud computing sul clima? Quanta energia richiede la condivisione di immagini, canzoni e documenti in rete? Parecchia secondo Greenpeace che ha accusato grandi società tra cui Apple, Microsoft e Amazon di non optare per scelte energetiche oculate.

Attraverso il dossier "How Clean is your Cloud?" gli ambientalisti hanno analizzato proprio le scelte energetiche di 14 aziende dell'Information Technology. Secondo Greenpeace, il recente boom del settore del cloud computing ha provocato un'impennata della domanda di elettricità prodotta ovviamente dalle fonti fossili. Per questo ha bacchettato aziende come Apple, Amazon e Microsoft sostenendo che alla basa dell'alimentazione dei loro data center vi sono il carbone e l'energia nucleare.

Secondo il rapporto di Greenpeace, sono oltre 80 i data center alimentati dalle 14 compagnie IT prese in esame. Queste immense strutture sono ciò che consente al cloud computing di esipstere e a noi di condividere testi, immagini e musica su internet invece di utilizzare software o memoria sul disco del nostro computer.

Ma ciò che non va è l'eccessivo dispendio di energia di alcuni data center, che secondo gli ambientalisti, è addirittura pari a quello di 250 mila case europee. E la colpa è innanzitutto delle loro dimensioni. Gli edifici che ospitano i data center sono così grandi da essere visibili anche dallo spazio. Volete sapere chi sono le aziende più virtuose e quelle un po' meno? Ecco la classifica valutata su oltre 80 data center alimentati dalle 14 compagnie IT.

Le percentuali si riferiscono al Clean Energy Index elaborato da Greenpeace sulla base della domanda elettrica (in megawatt) degli impianti e della percentuale di energia rinnovabile utilizzata dagli stessi:

1. Yahoo! (56,4%); 2. Dell (56,3%); 3. Google (39,4%); 4. Facebook (36,4%); 5. Rackspace (23,6%); 6. Twitter (21,3%); 7. HP (19,4%); 8. Apple (15,3%); 9. Microsoft (13,9%); 10. Amazon Web Services (13,5%); 11. IBM (12,1%); 12. Oracle (7,1%); 13. Salesforce (4,0%).

Yahoo!, Google e Facebook sembrano aver intrapreso la strada giusta. Vanno decisamente peggio Apple, Microsoft e Amazon. Ma Apple si difende, e tramite il New York Times ha fatto sapere che le stime di Greenpeace non sono del tutto veritiere e che i propri data center consumano circa 20 milioni di watt a pieno regime, ben al di sotto dei 100 milioni di watt segnalati da Greenpeace sul dossier. Kristin Huguet, portavoce di Apple, ha aggiunto che la società sta realizzando due grandi progetti destinati a compensare il consumo di energia dalla rete della North Carolina basati sui pannelli solari e sulle celle a combustibile.

Ma Greenpeace non demorde e annuncia che se il comparto del cloud computing non farà passi avanti verso politiche energetiche pulite e sostenibili, le conseguenze per il clima potrebbero essere addirittura catastrofiche visto che se la "nuvola digitale" fosse uno Stato, la sua domanda di energia elettrica sarebbe la quinta al mondo. Stupiti? Aspettate.

Secondo Greenpeace, tale richiesta di energia potrebbe triplicarsi entro il 2020. Che fare? Firmare la petizione per chiedere ad Apple, Amazon e Microsoft di abbandonare il carbone.

Francesca Mancuso

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