Scultori di Robot

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Guai a scambiarli per dei giocattoli! I loro autori non potrebbero che prendersela a male. Ma allora questi curiosi oggetti cosa sono? Sono delle sculture: delle sculture a forma di robot. Mica male come trovata. L’arte plastica ha ormai preso direzioni impensabili, e chissà che un giorno al museo del Louvre, accanto all’Amore e Psiche di Canova, non troverà posto anche uno dei simpatici robot ritratti in questa pagina.

Il Louvre, che esagerazione! Sì, probabilmente è un’esagerazione: ma sta di fatto che queste sculture godono del prestigio di vere e proprie opere d’arte. E in quanto opere d’arte vengono esposte in musei e vendute in gallerie, tanto che qualcuno è disposto a pagarle più di 6000 dollari al pezzo.

Robot dalla testa di lampadina, minacciosi androidi, gufi meccanici… Quali menti creative possono aver ideato opere talmente originali? Per lo più si tratta di artisti americani, ma non mancano scultori di origine europea.

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Una delle più famose scultrici si chiama Ann Smith ed è laureata alla scuola di Design di Rhode Island (USA). Residente tuttora a Providence, dedica la sua vita a costruire piccoli figure di robot zoomorfi riciclando pezzi di congegni elettronici ed elettrodomestici. È impensabile quanto la fantasia umana sia in grado di riutilizzare materiali altrimenti destinati alla discarica. Il lavoro di Ann Smith non ha però solo ambizioni artistiche. Oltre a essere vendute in gallerie d’arte sparse in tutti gli Stati Uniti, le sue sculture vengono infatti fotografate per divenire illustrazioni di riviste e pubblicazioni di vario genere, da Cricket Magazine a Suspect.tv. E così, alimentando i numerosi riconoscimenti riscossi in ambito artistico, le opere della Smith hanno avuto anche il merito di apparire nei prestigiosi annuari di illustrazione Communications Arts Annual 337 e American Illustration 25 Annual.

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Straordinariamente naif ma capaci di suscitare in chiunque un irresistibile sorriso spontaneo, sono poi i robot di Mike Rivamonte. Allegre e dall’aria vagamente retrò, costruite manualmente con dei materiali usati reperiti negli Stati Uniti, in Canada o in Europa, le sue sculture paiono davvero uscite dalla fantasia di un bambino. Ma come? È proprio alla precoce ed eccentrica educazione artistica di Rivamonte che si deve la sua eccezionale sensibilità creativa. Cresciuto a Huntsville, cittadina dell’Alabama all’ombra di un’imponente base missilistica, fin da piccolo il futuro scultore è accompagnato dalla madre in negozi di modernariato e bizzarre anticaglie, così da sviluppare uno spiccato interesse per la storia e il funzionamento di fonografi e altri strumenti meccanici. L’inconfondibile stile vintage delle sue creazioni è infatti il frutto dell’abbinamento di vecchi oggetti obsoleti e di una vivacissima rielaborazione fantastica. È l’artista stesso a confessarlo: “Queste sculture riflettono l’immaginazione e le influenze direttamente della mia infanzia. Sono la mia particolare interpretazione dei robot e degli uomini spaziali capaci di volare e di combinare birichinate.”

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Ma la scultura di robot ha contagiato anche artisti europei. Utilizzando cuoi, metallo, pasta di legno e materiali di scarto, lo scultore ed animatore belga Stephane Halleux costruisce delle creature fantastiche degne dei film di Tim Burton. Sono animali e umanoidi con innestate parti bioniche, o minacciosi ibridi di umano e meccanico. Da quali misteriose visioni nasceranno le sue inquietanti creazioni artistiche? Se talvolta è impossibile dare una spiegazione razionale a tutto ciò che l’ingegno umano è in grado di concepire, certo è che le sculture di Stephane Halleux sono capaci di affascinare un pubblico internazionale, dalle mostre in Germania alle fiere d’arte in Francia e negli Stati Uniti.

La creatività, si sa, piace o non piace, secondo un punto di vista puramente personale. Ebbene, malgrado il loro essere radicalmente sui generis, queste sculture di robot stanno riscuotendo non poco successo, tra i loro estimatori figurano il famoso collezionista Martin Margulies e l’amministratore delegato della Nike Mark Parker. E voi, cosa ne dite, mettereste una di queste sculture sui vostri mobile in salotto?

Riccardo Moretti

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