L’Associated Press, l’agenzia di stampa più antica del mondo, ha appena annunciato che affiderà ad un software la scrittura di alcuni articoli, nello specifico quelli che riguardano i bilanci trimestrali delle aziende: “Questo vorrà dire che invece di produrre i soliti 300 bilanci trimestrali per le aziende, saremo in grado di pubblicarne 4.400” ha spiegato Lou Ferrara, managing editor che gestisce le notizie economiche.
Wordsmith, che è il nome del software, analizzerà i dati forniti dalle compagnie in base ad un algoritmo e sarà in grado di individuare gli elementi più interessanti da trasformare in brevi articoli, aumentando di oltre 10 volte la produzione degli stessi.
Come è facile immaginare, la notizia sta facendo il giro del mondo e molti giornalisti, oltre ad essere scettici e contrari a questo tipo di innovazioni, sono comprensibilmente preoccupati per i loro posti di lavoro.
Ma l’Associated Press ci tiene a sottolineare che questo non porterà a un taglio di posti di lavoro, ma anzi “i nostri giornalisti potranno concentrarsi di più sull’analisi dei numeri, cercando tendenze e storie esclusive”. In sostanza i robot svolgeranno i compiti più noiosi e ripetitivi, liberando così gli uomini, che avranno più tempo per dedicarsi ad articoli complessi e approfondimenti.
L’Associated Press non è la prima redazione che apre le porte ai robot
Lo scorso 17 marzo, quando Los Angels fu colpita da un terremoto, il primo a dare la notizia fu proprio un robot. Quakebot, questo è il suo nome, è un software in grado di generare notizie brevi attraverso un algoritmo collegato a diversi database, come quello dell'US Geological Survey (l'agenzia statunitense che monitora i terremoti) e grazie al quale scrisse il pezzo. Ken Schwencke, giornalista e programmatore del Los Angeles Times, racconta di essere stato svegliato alle 6,25 del mattino dalla terra che tremava. Balzato fuori dal letto, accese immediatamente il suo computer e sullo schermo trovò la notizia - intensità, epicentro, ora e primi dettagli - pronta per essere pubblicata.
Da allora molti media hanno cominciato ad usare algoritmi nella propria routine quotidiana, soprattutto per mansioni noiose e ripetitive. Forbes.com, ad esempio, utilizza una piattaforma di intelligenza artificiale fornita dalla società hitech Narrative Science per generare news automatizzate da flussi di dati in tempo reale e contenuti estratti da articoli precedenti.
Aziende come Amazon, Netflix, Pandora, Google e Yahoo hanno adottato da tempo la scrittura automatica per mandare comunicazioni a milioni di utenti.
Insomma, ormai l'uso dei robot-giornalisti è molto diffuso, più di quanto potremmo sospettare. Il lato peggiore è che nessun lettore se n'è accorto.
Arturo Carlino
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