Gli astronomi dell’Università Nicolaus Copernicus di Torun hanno scovato un pianeta che sembra uscito direttamente da un sogno di megalomania spaziale. Nella costellazione dell’Orsa Maggiore, ecco che appare questo colosso, undici volte più massiccio di Giove, con un’orbita che dura la bellezza di 14 anni. Come se non bastasse, là sopra fa un freddo che ti gela anche i pensieri: -100 gradi Celsius.
E questo gigante cosmico non si accontenta di stare solo un po’ lontano dalla sua stella: si piazza a ben sei unità astronomiche, come a dire “voglio il mio spazio”. Eppure, nonostante la sua stazza, non è lui che vediamo: la stella, bella tranquilla e simile al nostro Sole, è lì che brilla come niente fosse, pronta per essere osservata anche da chi ha solo un telescopio da dieci centimetri. La differenza? Ha il 20% in più di massa e quasi il doppio delle dimensioni del nostro astro.
Una pazienza che ha portato risultati: vent’anni di attesa per la scoperta
I nostri astronomi hanno iniziato a sospettare dell’esistenza di questo gigante spaziale già nel 2006, quando scoprirono il primo pianeta in orbita attorno alla stella HD 118203. All’epoca c’erano già segnali di qualcosa di ancora più massiccio là fuori, ma ci sono voluti vent’anni di osservazioni e pazienza per avere finalmente delle prove concrete.
La scoperta è arrivata combinando osservazioni Doppler e misurazioni astrometriche, quelle tecniche raffinate che gli astronomi usano quando hanno a che fare con oggetti lontani, freddi e invisibili. E il risultato è stato chiaro: non solo il pianeta esiste, ma abbiamo finalmente un modello completo della sua orbita e delle sue caratteristiche. Il sistema planetario si è rivelato particolarmente interessante per la sua struttura “gerarchica”, dove un pianeta orbita vicino alla stella e l’altro se ne sta a una distanza maggiore, mantenendo comunque un’orbita stabile. Un po’ come se il secondo pianeta volesse fare coppia con il primo, ma senza disturbarlo troppo.
Un raro sistema planetario gerarchico
E non è finita qui. Questo tipo di sistemi planetari gerarchici sono rari e particolarmente interessanti per gli astronomi. Nonostante la loro apparenza esotica, possono offrirci informazioni cruciali su come si formano ed evolvono i pianeti massicci. E chissà, forse un giorno ci aiuteranno a comprendere meglio anche il nostro “piccolo” sistema solare.
Naturalmente, gli astronomi non si fermano qui. Come dice il professor Andrzej Niedzielski, co-autore della ricerca: “Le osservazioni continuano”. E mentre noi ci godiamo le stelle con un telescopio da dieci centimetri, c’è una squadra di scienziati a Torun che non vede l’ora di scoprire quale altra meraviglia ci riserverà l’universo.