La straordinaria risoluzione delle immagini catturate dalla fotocamera MIRI del telescopio spaziale James Webb ha permesso di individuare un nuovo esopianeta, un “super Giove” con una massa sei volte superiore a quella di Giove nel nostro sistema solare.
Questo nuovo esopianeta, descritto nell’ultima edizione della rivista Nature, è il più freddo e antico mai rilevato al di fuori del nostro sistema solare. La scoperta conferma i modelli di evoluzione planetaria esistenti.
È la prima volta che un esopianeta viene scoperto esclusivamente attraverso le immagini del telescopio, senza essere stato precedentemente osservato dalla Terra. Secondo Elisabeth Matthews del Max Planck Institute for Astronomy di Heidelberg, studi precedenti avevano identificato un pianeta in questo sistema, ma avevano sottovalutato la sua massa e la sua separazione orbitale.
Il sistema stellare Epsilon Indi e il suo nuovo pianeta
Il nuovo pianeta orbita attorno alla stella principale del sistema stellare triplo Epsilon Indi, noto anche come Eps Ind. La stella principale, denominata Eps Ind A, è leggermente più piccola e fredda del nostro Sole. Seguendo le convenzioni di nomenclatura astronomica, il nuovo pianeta è stato chiamato Eps Ind A b.
Eps Ind A b segue un’orbita ellittica eccentrica attorno alla sua stella, con una separazione massima che varia tra 20 e 40 unità astronomiche (UA), dove una UA è la distanza media tra la Terra e il Sole, circa 150 milioni di chilometri. Questo gigante gassoso è più debole del previsto nelle lunghezze d’onda corte, suggerendo la presenza di grandi quantità di elementi pesanti come il carbonio, che formano molecole come metano, biossido di carbonio e monossido di carbonio. Questo potrebbe indicare un’atmosfera torbida, ma ulteriori studi sono necessari per confermare questa ipotesi.
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La scoperta di Eps Ind A b rappresenta solo il primo passo verso la caratterizzazione dettagliata di questo esopianeta. Thomas Henning, uno degli autori dello studio, ha affermato che il prossimo obiettivo è ottenere spettri che forniscano un’impronta dettagliata della climatologia e della composizione chimica del pianeta.
A lungo termine, i ricercatori sperano di osservare anche altri sistemi planetari vicini per individuare giganti gassosi freddi che potrebbero essere sfuggiti alla rilevazione, migliorando così la nostra comprensione dei processi di formazione planetaria.