Una recente indagine astronomica ha portato alla luce un oggetto cosmico nella Via Lattea che sfida le attuali conoscenze astronomiche. Questa entità, unica nel suo genere, si colloca in una posizione intermedia tra una stella di neutroni e un buco nero, mostrando una massa che si trova precisamente a metà tra queste due categorie celesti. Tale scoperta, mai osservata in precedenza, presenta due possibili interpretazioni: potrebbe trattarsi di una stella di neutroni con una massa eccezionalmente elevata o di un buco nero di dimensioni notevolmente ridotte.
Questa rivelazione proviene da uno studio pubblicato sulla rivista Science, eseguito da un team internazionale che include l’Istituto tedesco Max Planck per la Radioastronomia di Bonn, l’Università di Bologna e l’Istituto Nazionale di Astrofisica di Bologna e Cagliari. Mays Fishbach, commentando la ricerca guidata da Ewan Barr e Arunima Dutta, ha sottolineato come la scoperta di questo oggetto apra nuove prospettive nella comprensione dei fenomeni celesti, offrendo spunti per esplorare la materia nucleare estremamente densa, le esplosioni di supernove e le fusioni tra stelle di neutroni.
Un buco nero, noto per la sua gravità così intensa che nulla può sfuggirvi, nemmeno la luce, contrasta con la stella di neutroni, un residuo denso di una supernova, composto prevalentemente da neutroni e dotato di un forte campo gravitazionale. L’identità di questo oggetto celeste rimane ancora avvolta nel mistero, ma gli scienziati ipotizzano che possa essersi formato dalla fusione di due stelle di neutroni all’interno di un ammasso stellare globulare, caratterizzato da una densità estrema.
Le indagini di MeerKAT e la scoperta di NGC 1851E
Grazie alle collaborazioni internazionali “Transients and Pulsars with MeerKAT” (TRAPUM) e “MeerTime”, gli astronomi sono riusciti a individuare e studiare ripetutamente segnali deboli provenienti da una stella nell’ammasso, identificandola come NGC 1851E, una pulsar radio. Questa stella di neutroni, ruotando più di 170 volte al secondo, emette impulsi ritmici simili a quelli di un orologio. Ewan Barr, dell’Istituto Max Planck, spiega che l’estrema regolarità di questi impulsi ha permesso misurazioni precise del moto orbitale dell’oggetto e, tramite osservazioni col telescopio spaziale Hubble, si è dimostrato che l’oggetto in orbita attorno alla pulsar non è una stella normale, ma un residuo estremamente denso di una stella collassata.
Alessandro Ridolfi, scopritore di NGC 1851E e co-autore dello studio, evidenzia che da subito il sistema binario mostrava caratteristiche insolite, specialmente per la massa elevata della stella compagna. Questa si trova in un intervallo di masse per ora inesplorato per gli oggetti compatti, rendendo incerta la sua classificazione come buco nero leggero o stella di neutroni pesante. Cristina Pallanca e Marta Burgay, ricercatrici coinvolte nel progetto, aggiungono che la conferma dell’oggetto come buco nero o stella di neutroni avrebbe implicazioni significative per la comprensione della relatività generale di Einstein o delle forze nucleari, rispettivamente.
Mario Cadelano, descrivendo l’ammasso globulare NGC 1851, sottolinea che la natura dinamica e densa di questo gruppo di stelle ha favorito la formazione di questo sistema binario unico. Le collisioni frequenti tra stelle nell’ammasso sono ritenute responsabili della creazione dell’oggetto massiccio in orbita attorno alla radio pulsar. I dati raccolti tramite il radiotelescopio MeerKAT, parte del progetto Square Kilometre Array, hanno giocato un ruolo cruciale in questa scoperta. Andrea Possenti, ricercatore presso INAF, enfatizza il ruolo di primo piano di INAF nella ricerca di nuove pulsar e nello studio di quelle note, prevedendo future scoperte grazie a MeerKAT e al futuro radiotelescopio SKA.