Scoperta una nuova specie di Mosasauro del Cretaceo: Jormungandr, il gigante dei mari simile a un drago di Komodo

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Mosasauro del Cretaceo: Jormungandr

Un fossile risalente a circa 80 milioni di anni fa è stato identificato dai paleontologi come un nuovo rettile marino. Nominato Jormungandr walhallaensis, il rettile prende il nome da un serpente di mare della mitologia norrena e dalla cittadina di Walhalla in North Dakota, luogo vicino al quale è stato trovato il fossile.

Il Jormungandr walhallaensis appartiene al gruppo dei mosasauri, rettili estinti che abitavano gli oceani tra 82 e 66 milioni di anni fa. Basandosi sui resti fossilizzati, i ricercatori hanno stimato una lunghezza di circa 7 metri per l’animale, paragonabile a quella di un’orca maschio. Il cranio presenta una cresta ossea, descritta come “sopracciglia arrabbiate”.

Caratteristiche fisiche e contesto storico del ritrovamento

Il fossile, rinvenuto nel 2015 in North Dakota, comprende un cranio quasi completo, mascelle, colonna vertebrale cervicale e alcune vertebre. Analisi successive hanno indicato che il Jormungandr walhallaensis potrebbe rappresentare una forma intermedia tra due altri mosasauri: il Clidastes e il Mosasaurus, quest’ultimo con esemplari che potevano raggiungere i 15 metri di lunghezza.

Amelia Zietlow, autrice principale dello studio e studentessa di dottorato in biologia comparata presso la Richard Gilder Graduate School dell’American Museum of Natural History, ha descritto l’animale preistorico con le seguenti parole:

Se mettessi le pinne su un drago di Komodo e lo rendessi davvero grande, in pratica sarebbe proprio così.

Durante il periodo del tardo Cretaceo, quando il Jormungandr walhallaensis era vivo, il livello del mare era elevato e gran parte dell’Africa era sott’acqua. Questo periodo storico ha visto una significativa proliferazione dei mosasauri fino alla loro estinzione, avvenuta circa 66 milioni di anni fa. Il fossile potrebbe contribuire a colmare le lacune esistenti riguardo alla storia evolutiva dei mosasauri, data l’anatomia e l’età del reperto. Queste osservazioni sono sottolineate anche dalle dichiarazioni dei ricercatori coinvolti nel ritrovamento.