Sarà l'uomo o un robot a raggiungere per primo il suolo di Marte? La missione è bene nota, ossia giungere sul pianeta rosso e recuperare alcuni campioni di roccia per riportarli a terra ed analizzarli. Il mezzo e l'equipaggio restano un mistero. Se si è già a buon punto per la realizzazione del primo, resta da capire se l'equipaggio sarà umano o meno.
Secondo le ultime indiscrezioni riportate dal sito Space.com, gli scienziati sarebbero tentati dall'inviare sulla superficie marziana un veicolo speciale in grado di trapanarne il suolo e prelevare dei campioni. Quello che sta facendo Curiosity, il rover della Nasa, attualmente in missione su Marte. Tutto ciò dovrebbe avvenire prima dell'invio degli uomini. Tuttavia, le opinioni sarebbero discordi visto che c'è anche chi sostiene che sia meglio inviare sin dal primo momento un vero e proprio equipaggio umano.
Il Mars Program Planning Group, l'organismo della Nasa nato per studiare le modalità e le dinamiche di una futura missione su Marte, ha come obiettivo quello di creare un forte legame collaborativo tra scienza e partecipazione umana nell'esplorazione del pianeta. È noto dei tagli fatti al budget previsto per la missione e la conseguente riconsiderazione del progetto. Ecco il motivo per cui si è pensato di sostituire, per il momento, l'uomo con i robot.
John Grunsfeld, direttore associato dello Science Mission Directorate, ha spiegato che tale soluzione nasce come unica occasione per creare la tanto cercata sinergia tra uomo e robot. E, soprattutto, questa sarebbe certamente la soluzione più economica e, forse, meno rischiosa poiché vedrebbe come protagonisti semplicemente dei robot, inviati temporaneamente a porre le basi della futura ed effettiva missione umana. “Inviare una spedizione su Marte e farla rientrare con un campione i rocce appare simile a quella di un ipotetico invio di un equipaggio e farlo ritornare sano e salvo. C'è un parallelismo di idee”, afferma Grunsfeld.
Le recenti scoperte effettuate da Curiosity hanno evidenziato come su Marte non ci sia metano. Questo escluderebbe categoricamente la possibilità della presenza di una qualsiasi forma di vita. Dirk Schulze-Makuch, della Washignton State University, sostiene quindi che non c'è alcun bisogno di analizzare sulla Terra i campioni marziani. “Potremmo indirizzarci verso una missione dove la vita microbiotica su Marte è presente su Marte”, dichiara Schulze-Makuch. Inoltre, ma non da ultimo, i costi sarebbero esorbitanti. Fintanto che non si ha la certezza che sul pianeta ci sia vita, qualsiasi missione in situ richiederebbe un esborso di denaro non indifferente.
Ecco, dunque, che si ritorna al punto di partenza. E se i robot si rivelassero più economici? Nonostante le notevoli differenze tra una missione umana ed una robotica, la macchina risulterebbe più sicura. Non bisogna trascurare, infatti, che la mancanza di atmosfera e la presenza di raggi ultravioletti uccide qualsiasi agente patogeno. A sostenerlo è il professor Robert Zubrin, presidente della Mars Society di Lakewood. “La superficie marziana non può ospitare vita microbiotica, perché non può ospitare acqua liquida ed è raggiunta dai raggi ultravioletti”, spiega lo scienziato.
Per Zubrin, la soluzione migliore sarebbe quella di inviare su Marte un rover per la raccolta dei campioni di roccia. Solo in seguito questo verrebbe raggiunto da un altro mezzo per riportare i reperti sulla Stazione Spaziale Internazionale. Qui, ad attenderli, ci sarebbero degli astronauti che raccoglierebbero i campioni e li riporterebbero sulla Terra. Questa catena di incontri dimezzerebbe i costi.
Chi sarà, dunque, il prossimo candidato a raggiungere Curiosity? Un robot o chi lo ha progettato?
Federica Vitale
Leggi anche: