Prepariamo le valigie. Si va su Marte. L'Agenzia spaziale italiana, in collaborazone con UniCA e CRS4, nel 2009 ha fatto una domanda di brevetto per ottenere i prodotti per la vita sul pianeta rosso.
Oltre alle grandi distanze per raggiungere Marte e alle condizioni non proprio ospitali che troverebbero gli astronauti, una delle principali difficoltà riguarda il'approviggionamento di risorse. Come fare per avere a disposizione quanto occorre per completare una missione sul pianeta? Dal dicembre 2009 è operativo il progetto italiano COSMIC, finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) con 500 mila euro, e volto allo studio dell’esplorazione umana dello spazio.
Il progetto, coordinato dal Prof. Giacomo Cao docente del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Chimica e dei Materiali dell’Università di Cagliari e ricercatore del CRS4 (il Centro di ricerca del Parco tecnologico di Pula), coinvolge, oltre all’Università di Cagliari e al CRS4, il Dipartimento Energia e Trasporti del CNR, l’Istituto Tecnico Industriale “Enrico Fermi” di Fuscaldo e COREM Srl.
Frutto del lavoro del team è stata una domanda di brevetto, la MI2011A001420, depositata in Italia lo scorso luglio: “Procedimento per l’ottenimento di prodotti utili al sostentamento di missioni spaziali sul suolo marziano mediante l’utilizzo di risorse reperibili in situ”, i cui inventori designati sono Giacomo Cao, Alessandro Concas, Gianluca Corrias, Roberta Licheri, Roberto Orrù e Massimo Pisu.
E tale domanda è stata giudicata completamente inventiva e brevettabile, avvicinando l'uomo sempre di più all'impresa di visitare Marte. Come illustrato da un comunicato, il brevetto, che sarà a breve esteso in tutti i paesi, riguarda un procedimento per l’ottenimento di prodotti come l'ossigeno, l'acqua, il monossido di carbonio, l'ammoniaca, i fertilizzanti azotati e biomassa edibile, utili al sostentamento di missioni spaziali permanenti su Marte mediante l’utilizzo di risorse reperibili in situ e necessari per la sopravvivenza dell'uomo lontano dalla Terra.
Il brevetto potrà essere utile per le future missioni spaziali in quanto "si inserisce a pieno titolo tra i paradigmi che la NASA ha definito con gli acronimi ISFR - In Situ Fabrication and Repair - e ISRU - In Situ Resource Utilisation".
Francesca Mancuso