Neutrini più veloci della luce? Era un errore. E a confermarlo è stato l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, che con un comunicato ha fatto sapere che una nuova misura della velocità dei neutrini lanciati dal CERN al Gran Sasso ha mostrato un evidente errore.
E questa volta non ci sarebbero dubbi. L’esperimento è stato basato su sette eventi rilevati nel novembre scorso, ed è stato realizzato con un sofisticato strumento costituito da 760 tonnellate di Argon liquido.
Ma ricostruiamo la vicenda. Nel corso del mese di settembre del 2011, grazie all'esperimento OPERA al Cern di Ginevra si è quasi gridato al miracolo. La velocità della luce, insuperabile fino a quel momento, era stata oltrepassata da quella raggiunta dai neutrini nel corso dell'esperimento. Per giungere a tale conclusione, furono registrati oltre 15mila eventi dal rilevatore presente nei laboratori dell'Infn. E la distanza tra l'origine del fascio di neutrini e OPERA ossia tra il Cern e l'Infn è stata misurata con un'incertezza di soli 20 cm su un percorso di 730 km mentre il tempo di volo dei neutrini è stato determinato con una precisione di meno di 10 nanosecondi.
I nuovi test realizzati ai Laboratori Nazionali dell’INFN del Gran Sasso dalla Collaborazione OPERA lo scorso novembre confermarono in un primo momento i risultati di settembre. Ma qualche settimana fa, tali risultati, raggiunti dall'esperimento Opera, sono stati nuovamente smentiti. A rivelarlo era stata la stessa Collaborazione Opera, che aveva evidenziato due errori: “La Collaborazione OPERA, nel corso delle verifiche dei risultati sulla misura della velocità dei neutrini, ha identificato due effetti che potrebbero sostanzialmente influenzare i risultati riportati. Il primo è legato all’oscillatore usato per produrre i 'time-stamp' degli eventi tra due sincronizzazioni col sistema GPS. Il secondo riguarda la connessione della fibra ottica che porta il segnale GPS al 'master-clock' del rivelatore”.
Adesso, l'INFN sembra aver confermato la mancata riuscita dell'impresa. “Come accade nella scienza qualcuno rifà lo stesso esperimento e può arrivare a risultati diversi – ha commentato il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare professor Fernando Ferroni – In questo caso, si rafforzano i dubbi espressi dalla stessa collaborazione Opera a seguito delle verifiche effettuate dopo il sorprendente annuncio dello scorso settembre. È importante che ancora una volta sia stato un esperimento collocato dentro i Laboratori INFN del Gran Sasso a dare un contributo importantissimo alla ricerca della verità”.
Francesca Mancuso