Cuzco: un asteroide appare improvvisamente in cielo

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La notizia ha fatto subito il giro del mondo e tutti i media se ne sono impossessati proprio per la spettacolarità del fenomeno ripreso. Per il momento però non si è ancora certi sull’esito dell’avventura dell’asteroide che si è palesato nei cieli di Cuzco. Potrebbe essersi disintegrato o, semplicemente, potrebbe essersi schiantato al suolo con un normale 'touchdown'.

Il video, purtroppo non più visibile su YouTube, è del giornalista Juan Manuel Chara, il quale ha confermato che le immagini risalgono ad almeno 20 giorni fa, ma la stazione televisiva alla quale era stato inviato non l’aveva giudicato “particolarmente interessante”. Ripreso nel distretto di Velille in Chumbivilca, il video segue la scia di un asteroide per alcuni minuti. Come racconta lo stesso giornalista: “Ero a Velille e stavo tornando in corriera quando i passeggeri hanno urlato e anche io ho visto una scia di fuoco che si spostava da sud a nord. Poi ho preso la macchina e ho ripreso.

Con il fenomeno di Cuzco, tornano alla ribalta le paure per i possibili impatti apocalittici e le profezie catastrofiste che, periodicamente, emergono per poi scomparire. Non è del tutto esclusa l’ipotesi che, come i dinosauri 60 milioni di anni fa, anche il nostro futuro possa essere segnato da un evento del genere. Ma quanto ne sappiamo veramente? Per tranquillizzare gli animi più apprensivi, occorrerebbe sapere che ogni anno siamo bombardati da centinaia di meteoriti (circa 500 all’anno). Sono corpi di piccole dimensioni e, per questo motivo, non ne riscontriamo nessun effetto. Molti di questi, inoltre, finiscono in mare e solo il 2 per cento di tale materiale spaziale riesce ad essere recuperato e poi studiato. Si tratterebbe di frammenti di comete o residui di esplosioni di pianeti lontani. Entrando nella gravità terrestre, precipitano a velocità elevatissime (circa 70 chilometri al secondo). Si crea così la lunga scia luminosa che noi comunemente chiamiamo 'stelle cadenti'.

L’attenzione degli astronomi si è concentrata in questi mesi sull’asteroide Aphosis che, dai calcoli effettuati sulla sua rotta, nel 2036 dovrebbe trovarsi in rotta di collisione con la Terra. Se ciò dovesse verificarsi, potrebbero esserci conseguenze devastanti per il nostro pianeta e per il genere umano. Aphosis misura tra i 300 e i 400 metri di diametro e, in un ipotetico impatto con la Terra, l’energia liberata giungerebbe fino a 100 mila volte l’esplosione nucleare che si ebbe a Hiroshima.

Tra le soluzioni, la più interessante prevede l’invio di un’astronave capace di attirare il meteorite e di modificare così l’orbita su cui viaggia”. È l’opinione dell’astrofisica Margherita Hack.

Aphosis si è guadagnato un posto di privilegio nella lista degli oggetti “a rischio” della Nasa. Non è un caso, dunque, che prenda il nome dal dio egizio Apopi che significa, appunto, distruttore. Per il momento, le previsioni dicono che questo gigante errante dovrebbe finire in un’area tra l’Arabia e il Giappone, o tra il Madagascar e la Nuova Guinea. Ma non sono escluse anche altre zone come la zona del Pacifico tra la California e le Hawaii.

Un po’ di storia. I dati storici ci parlano di numerosi impatti asteroidali avvenuti in passato. Già gli antichi ne conoscevano il fenomeno. Il primo a parlarne fu Plinio il Vecchio che, nel V secolo a. C., narrò di un corpo identico a “una stella grande come un carro”. Si precisa che fenomeni come questi erano ritenuti divini dagli antichi.

Ancora oggi, la “pietra nera” alla Mecca è venerata poiché, secondo la tradizione islamica, sarebbe l’occhio di un angelo caduto dal cielo; mentre, secondo altri, in principio era un oggetto divino bianco che divenne nero assorbendo i mali terreni. Si parla di pioggia di meteoriti in Sassonia e in Umbri e, in tempi più recenti, a Siena, precisamente nel 1974.

Ma quello forse più famoso è il “Meteor Crater” caduto in Arizona probabilmente 50 mila anni fa. Il cratere misura oggi un chilometro di diametro ed è profondo circa 200 metri.

Federica Vitale

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