Un viaggio molto lungo quello di Nettuno che, solo poche ore fa, ha compiuto il suo anno nettuniano da quando è stato scoperto. Ci sono voluti 165 anni terrestri per completare la sua orbita.
Nettuno è distante dal Sole 2,8 miliardi di miglia (4,5 miliardi di chilometri), ossia 30 volte più lontano della Terra. Per festeggiare l’anniversario, la Nasa ha reso disponibili alcune immagini riprese dal telescopio spaziale Hubble a circa 4 ore di intervallo l’una dall’altra proprio per fornire un’osservazione completa del pianeta.
165 anni, dunque, sono trascorsi da quando, nel 1846, Nettuno fu osservato per la prima volta. Il primato spetta all’astronomo tedesco Johann Galle che, per primo, avvistò il pianeta dal tipico color ghiaccio. In realtà, dell’esistenza di Nettuno si è conoscenza da tempi ben più lontani. Già Galileo Galilei, infatti, lo aveva osservato sebbene senza rendersene conto. Pare che il padre dell’astronomia moderna lo avesse individuato e avesse pensato che “si muovesse rispetto alle stelle fisse”, spiega Rocky Alvey, direttore del Vanderbilt Dyer Observaotry, nel Tennessee. E continua: “Ma poi il cielo era diventato nuvoloso e Galileo non aveva più potuto osservarlo”. Ecco il motivo per cui finì per considerarlo una stella.
L’esistenza di Nettuno, inoltre, era stata prevista almeno un paio d’anni prima di Galle. Furono due astronomi, l’inglese John Couch Adams ed il francese Urbain Le Verrier, a considerare delle anomalie nell’orbita di Urano. Così calcolarono l’effetto che entrambi, indipendentemente, esercitavano sull’orbita del vicino. E poi giunse il tedesco Johann Galle che, seguendo i calcoli degli studi effettuati in precedenza, individuò un piccolo disco azzurro. Al pianeta fu dato il nome di Nettuno, omaggiando il dio romano del mare.
Nella storia di Nettuno c’è qualcosa di tumultuoso. È stato il pianeta più distante nel nostro sistema solare, almeno fino al 1930, anno in cui fu scoperto Plutone che declassò Nettuno ad ottavo pianeta del sistema solare e secondo più distante. Quando poi Plutone fu declassato, a sua volta, a pianeta nano, Nettuno riguadagnò il suo primato. Nettuno è anche il pianeta la cui scoperta è stata resa possibile grazie ai calcoli matematici e non attraverso osservazioni al telescopio.
Il suo tipico colore azzurrino è dovuto al metano, componente principale del gas dal quale è formato. Nelle immagini di Hubble, si notano anche delle nubi rosa, costituite da cristalli di metano ghiacciato. È l’assorbimento della luce rossa di metano nell’atmosfera di Nettuno che conferisce al pianeta il suo caratteristico colore marino.
Il veicolo spaziale che più si è avvicinato a Nettuno è stato il Voyager 2, la sonda Nasa che, nel 1989, gli si avvicinò a 5 mila chilometri di distanza dal suo polo nord, rilevando delle macchie scure nella sua atmosfera, corrispondenti a tempeste gigantesche.
Riguardo al modo in cui viene generato il calore che influenza i cambiamenti atmosferici nettuniani, Erich Karkoschka, astronomo dell’Università dell’Arizona, chiarisce che “Nettuno riceve solo lo 0,1 per cento della luce solare che colpisce la Terra, eppure è interessato da tempeste atmosferiche e cambia aspetto nel corso del tempo”. E aggiunge: “Se comprendiamo come mai un pianeta così poco colpito dalla luce solare può avere un’atmosfera così attiva, riusciremo a capire meglio l’atmosfera della Terra e quella degli altri pianeti extrasolari scoperti finora”.
Federica Vitale