Jet lag: tutta colpa di un ormone

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Si deve ad un ormone, la vasopressina, nota anche come ormone antidiuretico, la stabilizzazione del ritmo dei cicli quotidiani del corpo e, quindi, la causa dei fastidiosi disturbi provocati dal jet lag. Questa, infatti, agisce su una particolare regione del cervello, l'ipotalamo. E si deve sempre a tale molecola la capacità di ostacolare il normale adattarsi ai ritmi temporali di altri paesi che non siano il nostro.

Basti pensare che i topi di laboratorio recuperano rapidamente il “loro” jet lag quando i ricercatori bloccano l'ormone nel cervello. È il risultato cui si è giunti grazie ad un nuovo studio che ne dimostra, appunto, il collegamento. Le fluttuazioni fisiologiche e del comportamento si muovono al ritmo dell'orologio circadiano.

Spostarsi verso altri paesi del mondo con un fuso orario diverso dal proprio o effettuare turni di lavoro spesso notturni porta ad avere problemi di sonno e disturbi digestivi, spiega il neuroscienziato Hitoshi Okamura della Kyoto University, che ha condotto lo studio. "Quando ci troviamo di fronte a questa situazione, siamo costretti a soffrire".

Lo scandire dei battiti dell'orologio circadiano dei mammiferi, dunque, proviene da un piccolo gruppo di cellule chiamato nucleo soprachiasmatico, che si trova in profondità nel cervello. I ricercatori sanno da tempo che questo imposta il nostro orologio biologico. Tuttavia, il modo in cui le cellule e le molecole orchestrano la sua azione è rimasto poco chiaro.

Poiché i neuroni nel nucleo soprachiasmatico pompano la vasopressina, Okamura e i suoi colleghi hanno pensato che la molecola potrebbe aiutare a far funzionare l'orologio fisiologico. Il gruppo di topi di cui i ricercatori si sono serviti per le loro ricerche è stato geneticamente predisposto alla mancanza delle proteine della superficie cellulare che rilevano l'ormone nel cervello.

In seguito, il team di ricerca ha modificato il consueto scandirsi dei periodi di luce e oscurità portando le lancette del tempo in avanti di otto ore, equivalenti al cambio di fuso orario che di norma si ha nel corso di un viaggio da New York a Mosca. I topi normali hanno avuto bisogno dagli 8 ai 10 giorni di tempo per adeguare i loro periodi di attività al nuovo fuso orario. Ma quelli modificati, non rispondendo alla vasopressina, si sono acclimatati in soli 2 o 4 giorni, come hanno riferito i ricercatori sulla rivista Science.

Il team ha osservato che i geni, che normalmente attivano o disattivano i ritmi circadiani, si erano riallineati anche al nuovo fuso orario molto più velocemente nei topi modificati rispetto a quelli normali. Questa rapida regolazione era avvenuta anche nei geni del cervello, nel fegato e nei reni.

I risultati delineano una visione straordinariamente dettagliata delle oscillazioni circadiane in tutto il corpo, dichiara il neuroscienziato Joseph Takahashi della University of Texas Southwestern Medical Center di Dallas. "Questo è un bellissimo esperimento", aggiunge.

Gli scienziati hanno anche esaminato l'attività dei neuroni prelevati dal nucleo soprachiasmatico. I neuroni dei topi normali hanno aderito ad un programma di riparazione rigoroso e altamente coordinato, mentre la tempistica di quelli predisposti era più facilmente perturbata. "La vasopressina mantiene un forte ordine - afferma Okamura - e questo è il motivo per cui si soffre di jet lag".

Lo studio potrebbe accelerare il recupero dei topi dai disturbi dovuti al jet lag mediante dei farmaci sperimentali che bloccano gli effetti della vasopressina nel cervello. Okamura prevede l'utilizzo di tali inibitori nel trattamento dei sintomi del jet lag nelle persone.

Federica Vitale

Image Credit: National Geographic

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