Comprendere i meccanismi che operano all’interno del nostro cervello è la più grande sfida della scienza moderna. Il livello di complessità dell’organo celebrale umano, infatti, non ha rivali: non tanto per il numero di elementi e connessioni che costituiscono tale sistema, quanto per la sua straordinaria capacità di comprendere il mondo esterno.
La biosfera, ad esempio, è costituita da un maggior numero di elementi e di interazioni rispetto ad un cervello umano (anche noi stessi, infatti, facciamo parte della biosfera); la differenza, però, risiede nella capacità di comprensione, comune al nostro cervello, ma non alla biosfera.
Ultimamente alcune ricerche, come quella condotta da Paul Thompson, neurologo della School of Medicine dell'Università di Los Angeles e dal suo team di 21.151 ricercatori, hanno dimostrato che le dimensioni del cervello contano in termini di intelligenza. Le pure dimensioni, però, contribuiscono solo al 6,7% delle variazioni individuali di intelligenza; e, la causa maggiore, viene cercata in altri ambiti.
Una ricerca più recente ha messo in luce che la corteccia prefrontale laterale del cervello, è l’area con maggiore elaborazione mentale; e, da essa, si possono derivare le variazioni di attività responsabili di un ulteriore 5% di variazione di intelligenza individuale. In questi giorni, però, una nuova ricerca effettuata dalla Washington University di St. Louis, suggerisce che la causa di un ulteriore 10% delle differenze intellettive individuali, derivi dalla forza con cui le vie neurali collegano la corteccia prefrontale laterale sinistra, al resto del cervello.
Stando a quanto dice Michael W. Cole, ricercatore post-dottorato in neuroscienze cognitive presso la Washington University: "La nostra ricerca mostra che la connettività con una particolare area della corteccia prefrontale, può prevedere quanto qualcuno è intelligente".
Lo studio, quindi, mostra che le connessioni neurali tra la corteccia prefrontale laterale e il resto del cervello, contribuiscono in maniera inequivocabile all’elaborazione cognitiva che sta alla base dell’intelligenza umana.
“Questo studio suggerisce che una parte di ciò che significa essere intelligente è avere una corteccia prefrontale laterale che fa bene il suo lavoro, e quindi che sia in grado di comunicare efficacemente con il resto del cervello", spiega inoltre, Todd Braver, PhD e professore di psicologia in Arti e delle Scienze e delle neuroscienze e della radiologia nella School of Medicine.
Ogni regione del cervello, dunque, è responsabile di un processo cognitivo, ma è la corteccia prefrontale laterale che coordina i processi, e che mantiene l’attenzione sul compito da effettuare. Tutti questi risultati, inoltre, sono stati ricavati dall’analisi di immagini di risonanza magnetica funzionale, effettuata su partecipanti dediti a svolgere sia compiti passivi, che compiti più impegnativi, in cui l’attività celebrale si faceva più intensa. Le analisi di questi dati, infine, hanno confermato una forte attinenza tra le connessioni neurali già descritte, e le capacità cognitive.
Naturalmente rimane ancora molto da svelare riguardo a queste connessioni, ma questa ricerca apre la strada ad importanti studi volti alla costruzione di nuovi modelli di funzionamento del cervello, i quali, inoltre, potrebbero avere importanti implicazioni per il futuro: la ricerca potrebbe contribuire a comprendere i temi legati ai guasti della connettività del cervello, come la schizofrenia e altre malattie mentali, e forse, un giorno, ad aumentare l’intelligenza umana.
Andrea Tasselli