Il raggio laser che distrugge le cellule tumorali

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Distruggere le cellule tumorali grazie ad uno speciale raggio laser. Questo non è fantascienza, né futuro, ma già realtà a Pavia, dove è stato inaugurato ieri dai Ministri Fazio, Tremonti e Bossi il primo Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, dove, appunto, si sviluppa questa tecnica di cura dei tumori. Si tratta del quarto centro al mondo dopo quelli di Chiba e Hyogo in Giappone, e di Heidelberg in Germania.

Grazie ad un raggio invisibile, capace di raggiungere il Dna delle cellule tumorali e distruggerle dall'interno, tale terapia potrebbe essere la soluzione per tutti quei turmori, per i quali al momento non è possibile operare oppure sono troppo resistenti alle comuni cure (5%): i sarcomi, i tumori del sistema nervoso centrale, i tumori della testa e del collo, i melanomi dell’occhio, i tumori cosiddetti non a piccole cellule del polmone o le neoplasie primitive del fegato.

Ma come funziona? Gli adroni, particolari particelle formate da protoni e ioni di carbonio, vengono prodotti e ad accelerati da un sincrotrone realizzato dall’Istituto italiano di fisica nucleare. Come spiega Sandro Rossi, direttore tecnico della Fondazione Cnao "si tratta di un acceleratore di particelle con due sorgenti che generano ioni carbonio e protoni. Questi ioni girano nel sincrotrone a una velocità iniziale di circa 30 mila chilometri al secondo e vengono, poi, accelerati fino all’energia desiderata, scelta dal medico in base alla profondità del tumore". A dirigere il raggio è poi un magnete di 150 tonnellate. Bastano solo 2 o 3 minuti per l’irradiamento e circa dieci sedute di terapia per dire addio al tumpee-

Ma gli esperti ci vanno cauti. Roberto Orecchia, direttore scientifico della Fondazione Cnao, mette in guardia:"Questo trattamento non sostituisce la radioterapia convenzionale, ma è un’arma in più".

Al momento, il Centro di Pavia continuerà la sua sperimentazione fino ad ottobre del prossimo anno, periodo in cui potrà avviare definitivamente la somministrazione a di questa cura. Ma si dovrà aspettare al 2013, per vederlo lavorare a pieno regime, con la possibilità e la capacità di curare circa 3.000 pazienti all'anno.

Francesca Mancuso

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