Iniezioni di geni per correre più forte di Usain Bolt o ricordare i canestri alla sirena di Micheal Jordan. la nuova frontiera del doping: terapie geniche per potenziare i propri muscoli e spingere oltre i limiti la propria prestazione. L'ennesima maglia nera per lo Sport, ma non solo, anche per la salute. L'allerta è stata lanciata giovedì in a un articolo pubblicato su 'Science', firmato da Theodore Friedmann, ricercatore dell’università della California e membro dell’Agenzia mondiale anti-doping (WADA), e da altri suoi collaboratori esperti in materia.
"Gli atleti- si legge nel pezzo della rivista americana- dovrebbero essere coscienti del fatto che inserire geni nel loro corpo per migliorare potenza e resistenza è molto rischioso, perché ci troviamo di fronte a tecniche ancora imperfette". Secondo i ricercatori, quindi, i pericoli sarebbero all'orizzonte, e "la comunità scientifica ha il dovere di mettere in guardia".
L' allarme scatta anche per le prossime Olimpiadi invernali di Vancouver. Friedmann avverte come "la terapia genica possa complicare le competizioni sportive internazionali", e Olivier Rabin, coautore dello stesso articolo su 'Science', corre sulla stessa linea. “Non è chiaro se il doping genetico si usi attualmente negli atleti- ribadisce lo specialista- ma in ogni caso sembra che ci siano poche barriere tecniche ad impedirlo". Nel mirino della Wada, quindi, nuovi test in grado di rilevare l'attività dei geni e delle proteine, smascherando i segni di un'eventuale terapia.
Intanto, i casi provati di doping genetico sono pari a zero, anche se le 'minacce' non mancano. Nel 2006 un allenatore tedesco fu beccato mentre cercava di procurarsi Repoxygen. Un virus messo a punto per il trattamento dell’anemia, ma molto gettonato tra gli atleti di sport di resistenza. E il j' accuse anche a un laboratorio d'analisi in Cina, sponsor di manipolazioni genetiche prima dei giochi olimpici di Pechino.
Sotto il riflettore, inoltre, le campagne pubblicitarie on line che “dispensano consigli su come intervenire sul materiale genetico dei muscoli”. Se il mercato globale è dunque pronto ad accogliere la domanda, Friedmann, invece, denuncia propagande "particolarmente preoccupanti". L' affondo del genetista, infatti, tuona contro "i prodotti non testati a sufficienza" e, tuttavia, lambisce con esaustiva lungimiranza, l'etica di una competizione oramai lontana dal suo principio d'esistenza. Dal suo principio naturale.
Augusto Rubei