La marjiuana diventerà un medicinale?

marijuana medicina

Recenti ricerche scientifiche sulla marijuana, realizzate soprattutto in America, stanno a poco a poco rendendo possibile il superamento di un atteggiamento di totale condanna nei confronti di questa pianta, facendo strada ad un approccio più razionale che prende in considerazione le sue proprietà terapeutiche.

Sebbene il possesso e l’uso della canapa siano ritenuti illegali nella maggior parte dei paesi del mondo, compresa l’Italia, sono ormai decine di migliaia le persone che in Europa, negli Stati Uniti, in Canada, la usano per le sue caratteristiche terapeutiche. Si tratta in prevalenza di malati di Aids, di sclerosi multipla, di cancro che cercano sollievo nella marijuana.

Le ricerche su questo campo si sono concentrate soprattutto su uno dei principi attivi della pianta: il Thc (delta 9- tetraidocannabinolo), uno dei principali antagonisti dei recettori oppioidi presenti nell’organismo umano a livello del sistema nervoso e principali  responsabili dell’analgesia. Come la morfina, anche il Thc è in grado di produrre analgesia proprio attraverso l'interazione con tali recettori. Gli studi, hanno, dunque provato la capacità, grazie all’azione del Thc, della cannabis di lenire il dolore ed i fastidi causati dalla più gravi patologie.

I suoi principi attivi sono considerati efficaci per ridurre la pressione oculare nei casi di glaucoma (malattia cronica del nervo ottico); per ridurre gli spasmi muscolari in caso di lesione della spina dorsale; nei casi di sclerosi multipla per il suo effetto miorilassante (allenta la tensione muscolare) e per trattare l'epilessia, ma anche nel trattamento dell'AIDS e di alcuni tipi di tumore dove la cannabis contrasta la mancanza d'appetito, il deperimento organico e i sintomi (malessere e nausea) causati da radioterapia e chemioterapia.

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