La memoria per l'uomo è un'arma a doppio taglio: alcune volte dei brutti ricordi la fanno detestare, altre volte certe malattie, come l'Alzheimer, lasciano che se ne vada per i fatti suoi, piantando nella mente un vuoto devastante.
E l'uomo? In quanto tale è capace di manipolarla, la memoria, di cancellarla o ripristinarla a seconda dei casi. Va da sé che la scienza ci prova da anni: cancellare i sentimenti di paura o di ansia collegati a dei traumi è l'obiettivo di parecchi neuroscienziati.
E se già una ricerca del MIT ha provato a "spegnere" i ricordi negativi e manipolare la memoria agendo sulle emozioni, ora gli scienziati del French National Center for Scientific Research e dell'ESPCI ParisTech provano ad agire e a manipolare la memoria, invece, nella fase del sonno, soprattutto con lo scopo di cambiare la vita di chi soffre di disturbi da stress post-traumatico.
Attraverso degli elettrodi appaiati inseriti nel cervello, lo studio ha tentato di trasformare i ricordi in memoria positiva. In pratica, nell'esperimento, è stato posto un elettrodo nell'ippocampo, una regione del cervello associata alla memoria spaziale, e l'altro nella zona cerebrale cosiddetta "centro di ricompensa". I ricercatori hanno "scritto" nelle memorie degli animali che dormivano delle associazioni artificiali tra un determinato posto e dei sentimenti positivi, per poi osservarne il comportamento al risveglio. Tutti si sarebbero diretti nel luogo "promesso" in cerca di una ricompensa. Insomma, quello cui hanno mirato gli studiosi francesi è stato creare dei ricordi artificiali complessi capaci di condizionare il comportamento consapevole.
Non è roba da poco: innanzitutto, qui si scopre che mentre una zona del cervello contiene le informazioni di fatto dei ricordi, le emozioni associate alla memoria si svolgono in un tutt'altra zona. E non solo: ciò vuole forse dire che in futuro gli scienziati potrebbero essere in grado di andare nel cervello di una persona mentre sta dormendo e spegnere l'elemento emozionale di un ricordo negativo.
Staremo a vedere, sicuri del fatto che i progressi della scienza sono sorprendentemente veloci. Intanto, anche un'altra ricerca, questa volta australiana, ha puntato sulla memoria dei malati di Alzheimer. Alcuni ricercatori dell'University of Queensland, hanno infatti messo a punto una tecnologia ad ultrasuoni non invasiva che può essere usata per trattare questa malattia neurodegenerativa e ripristinare proprio la memoria.
Lo studio ha dimostrato un'associazione tra l'Alzheimer e l'accumulo di placche che interessano le connessioni neuronali nel cervello. Gli studiosi hanno così scoperto un nuovo modo per rimuovere queste placche tossiche utilizzando una più delicata forma di terapia, innocua, che non procura lesioni ai neuroni. Una tecnica che, dicono i ricercatori, può essere molto efficace, soprattutto se applicata negli stadi iniziali dell'Alzheimer, quando le placche amiloidi non hanno danneggiato irrimediabilmente le sinapsi e quindi il recupero della memoria è ancora parzialmente reversibile.
Germana Carillo
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