Un mantello d'acqua ci renderà invisibili

mantello invisibile

Gli scrittori, alle volte, hanno il potere di precorrere il futuro. Giulio Verne, nel suo “Dalla Terra alla Luna”, anticipò i viaggi spaziali, mentre in “Ventimila leghe sotto i mari” descrisse un moderno ed efficiente sottomarino. Entrambe queste intuizioni furono, poi, realizzate, quasi, con le stesse caratteristiche descritte nei libri. Ora è la volta di J.K. Rowling. Il mantello dell'invisibilità di Harry Potter potrebbe divenire realtà. Certamente, la scrittrice non lo immaginava fatto di nanoparticelle d’argento placcato, sospese nell’acqua. Come, invece, potrebbe essere il primo vero prototipo di questo straordinario strumento da mago. Ma, descrivendolo "fluido e d'argento" ci è andata molto vicino.

Ji-Ping Huang, e i suoi colleghi della Fudan University di Shanghai, infatti, hanno progettato un mantello fluido composto di acqua e di piccolissime sfere di magnetite, del diametro di 10 nanometri ricoperte di uno strato d’argento dello spessore di 5. In assenza di un campo magnetico, queste nanoparticelle fluttuerebbero, semplicemente, nell’acqua. Ma, qualora ne venisse introdotto uno, le particelle si auto–riunirebbero in lunghe catene (la cui lunghezza dipenderà dall’intensità del campo) capaci di raggrupparsi in spesse colonne.

Queste colonne, orientate dal campo magnetico, potrebbero rifrangere negativamente la luce che le colpisce. In sostanza, curverebbero la luce attorno a se stesse, senza dirigerla verso l’esterno. I fasci luminosi, lambirebbero i contorni del mantello per poi tornare nella direzione originaria. Come succede con l’acqua di un torrente quando incontra un sasso. In questo modo gli oggetti diverrebbero invisibili, perché sarebbero avvolti dalla luce, senza bloccarla o rifletterla.

Secondo Ulf Leonhardt, dell’Università di St Andrews nel Regno Unito, difficilmente questo nuovo materiale riuscirà ad agire su tutto lo spettro visibile. Il rischio è quello che possano comparire delle piccole macchie nere.

Questi studi, che per adesso sono poco più che pura speculazione, non rappresentano un’assoluta novità. Il fisico russo Victor Veselago, già alla fine degli anni Sessanta, aveva teorizzato tutto questo, senza avere nessuno dei mezzi di cui disponiamo oggi. I suoi studi sono stati ripresi solo trent’anni più tardi, e molte prove sperimentali dimostrano che aveva visto giusto. Nel 2006 anche l’inglese John Pendry, professore di fisica all’Imperial College di Londra, annunciò la possibilità di creare un mantello che rendesse invisibili. E anche lui puntava sui metamateriali e sulla conseguente possibilità di far girare la luce attorno ad un oggetto.

Perfino l’italianissimo Imm-Cnr (Istituto per la microelettronica e microsistemi del Consiglio Nazionale delle Ricerche), nel corso del 2009 ha creato l’antimateria ottica. Ossia un metamateriale composto di silicio forato, delle dimensioni di 4 mm per 4, in grado di apparire invisibile. Secondo il ricercatore italiano Vito Mocella, coordinatore del team, questi studi, forse non porteranno alla costruzione del mantello del celebre maghetto, ma i progressi fatti nei metamateriali e nel controllo della luce potranno permettere la realizzazione di microscopi potentissimi e computer più performanti.

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