Vita umana sulla Terra: e' a rischio secondo l'IPCC

clima ipcc 2014

Altro che Maya, la fine del mondo porta la firma dell'uomo. Ed è già troppo tardi per porre rimedio ad alcuni dei danni che l'umanità ha inflitto al pianeta. Gli ultimi dati, forniti dall'atteso rapporto dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) parlano chiaro: il futuro della vita sulla Terra è incerto a causa dei cambiamenti climatici.

Il rapporto "Climate Change 2014: Impacts, Adaptation and Vulnerability", il secondo e il più importante di una serie di tre rapporti della comunità scientifica verrà poi unito agli altri in un documento finale che sarà reso noto a ottobre, in vista dei negoziati globali su come ridurre l'aumento globale delle temperature.

Nessun asteroide, né presunte invasioni aliene, profezie e nefasti allineamenti planetari. Saranno il global warming e i cambiamenti climatici a mettere a rischio la vita umana. Non stupiamoci, accade già adesso. Uragani, cicloni tropicali fuori stagione, temperature mediamente più elevate in tutto il pianeta. Di recente, l'Onu ha reso noti i 15 disastri del 2013 imputabili ai cambiamenti climatici.

Scarsità di cibo. E il futuro è piuttosto desolante. Uno degli aspetti esaminati dal rapporto riguarda il rischio associato all'insicurezza alimentare a causa delle siccità più intense, delle inondazioni e delle ondate di calore, soprattutto per i paesi più poveri. Ciò contraddice le affermazioni dei cosiddetti “contrarians” climatici come Matt Ridley, che hanno cercato di sostenere che l'aumento dei livelli di anidride carbonica è positivo per le colture. Ciò poteva essere parzialmente vero in passato, ma il futuro è tutt'altra storia. Alle colture occorre sì anidride carbonica ma non le ondate di calore, la siccità e le inondazioni. Non è un caso infatti che la relazione di sintesi dell'IPCC rileva che la maggior parte degli studi proiettano una diminuzione delle rese dei raccolti a partire dal 2030. Ma la domanda globale di cibo continua ad aumentare.

Insicurezza idrica. Dovuta in parte alla riduzione dei ghiacciai che fungono da risorse idriche fondamentali per varie regioni del mondo ma anche al cambiamento dei modelli delle precipitazioni. Come risultato di questi tipi di modifiche, l'IPCC prevede anche che i conflitti violenti come le guerre civili diventeranno più comuni. Il numero di persone esposte a inondazioni dei fiumi è destinato ad aumentare per il resto del secolo. L'innalzamento del livello del mare causerà anche inondazioni ed erosione delle regioni costiere e delle zone pianeggianti. E l'acidificazione degli oceani rappresenta un rischio significativo per gli ecosistemi marini, in particolare per le barriere coralline. Secondo gli scienziati, se a fine secolo ci sarà (come previsto se non ci attuerà un cambio di tendenza) un aumento di 5 gradi, un miliardo di persone rimarrà senza acqua, due miliardi patiranno la fame, mentre la produzione di mais, riso e grano crollerà del 2% ogni 10 anni. Inoltre, fino a 187 milioni di persone saranno costrette ad abbandonare le loro case per fuggire dall'acqua che avanza e fino al 9% del Pil globale sarà risucchiato per affrontare l'avanzamento degli oceani.

Indietro non si torna, dicono gli esperti. Ormai è impossibile evitare una certa quantità di cambiamenti climatici. La relazione dell'IPCC rileva che molti governi stanno già cominciando a prendere misure per adattarsi agli impatti del global warming. Ma non è ancora detta l'ultima parola. L'uomo può ancora limitare i danni, cominciando a ridurre le emissioni di gas serra ed evitando così i peggiori scenari di cambiamento climatico.