Nel 2030 avremo bisogno di due pianeti Terra perché consumiamo più risorse di quelle che si rigenerano e perché divoriamo il patrimonio naturale terrestre. l'allarme lanciato nel Living Planet Report, il rapporto biennale realizzato dal Wwf in collaborazione con la Zoological Society di Londra e il Global Footprint Network.
Tre i punti cardine riportati dagli istituti di ricerca all'interno del dossier. Prima di tutto la biodiversità, dove il tasso di perdita è assai preoccupante. Solo per la metà delle ecoregioni terrestri, finora, si è riuscito a proteggere il 10% delle territorio, obiettivo primario della Convenzione sulla Biodiversità. Inoltre, dal '66 lo stato di salute delle specie globali è diminuito del 30%, mentre la pressione umana è praticamente raddoppiata.
Per rientrare nelle capacità produttive del nostro pianeta ogni abitante dovrebbe accontentarsi di 1,8 ettari. Ma nessuno lo fa, o nessuno ci riesce. La maglia nera va agli Emirati Arabi, che nel loro complesso adottano uno stile di vita tale da avere bisogno in futuro almeno di altri 6 pianeti. Di seguito Stati Uniti, Belgio e Danimarca per i quali ce ne vorrebbero 4,5 e Canada e Australia: 4 pianeti.
L'Italia non è in pole, ma non brilla certo per leggerezza col suo 29esimo posto in classifica dopo Germania, Svizzera e Francia. Ogni italiano, infatti, necessita di circa 5 ettari globali per soddisfare la propria quotidianità, ovvero la forza produttiva di 2,8 pianeti.
Altro tasto dolente è la recessione. La crisi economica di questi anni minaccia la bancarotta ecologica. Gli enormi sprechi e la sovrappopolazione "hanno portato a un saccheggio crescente delle materie prime e delle fonti energetiche".
"I paesi con alti livelli di dipendenza dalle risorse naturali stanno mettendo in pericolo le loro stesse economie", spiega Mathis Wackernagel, presidente del Global Footprint Network, che sottolinea come "i paesi che riusciranno a garantire la migliore qualità di vita con la minore pressione sulla natura non solo aiuteranno gli interessi globali, ma saranno leader in un mondo dalle risorse sempre più ristrette".
Augusto Rubei