
Le radiazioni infrarosse emanate dalla Terra nello spazio potrebbero essere utilizzate come una nuova fonte di energia rinnovabile. Secondo un gruppo di fisici di Harvard, guidati dall'italiano Federico Capasso, si può produrre energia dagli infrarossi emanati della Terra verso lo spazio.

Produrre energia elettrica o biocarburanti dai rifiuti tramite batteri. È l'intuizione di Rse, Ricerca sul Sistema Energetico, una società che svolge attività di ricerca nel settore elettro-energetico e che, insieme con i ricercatori dell'Università di Milano, sta sperimentando l'esercito dei "batteri elettricisti".

Con la fusione nucleare è possibile produrre più energia di quella immessa. Il "Sacro Graal" della settore sembra avere nuove prospettive in base ai risultati degli ultimi esperimenti condotti negli Usa, presso il Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL).

Dopo il disastro di Fukushima del 2011, il Giappone sta cercando di orientarsi con sempre più insistenza all'energia solare come valida alternativa all'atomo. Tanto che una ditta di costruzione nipponica sta conducendo una campagna per alimentare tutta la Terra con l'energia direttamente assorbita dalla Luna.

Fusione fredda. I diritti di E-cat sono stati acquistati da Industrial Heat Lcc, ditta statunitense con sede a Raleigh (North Carolina, Usa). La notizia, apparsa in un comunicato stampa, è stata confermata dalla Prometeon s.r.l e dallo stesso Andrea Rossi, che, rispondendo ad un lettore del blog, si è definito scienziato dell'azienda. Che sia proprio questa società il misterioso partner della Leonardo Corporation?

Basta immergerla in acqua per ricaricarla. È Aquacell, la nuova batteria ideata da uno scienziato olandese, Niels Bakker, insieme ai colleghi Olivier Chauffat, Patrice Horowitz e Laurent Arnoux.

Basterà il vento a tenere sempre carichi gli smartphone. Il segreto sta nelle micro-pale eoliche grandi meno di 2 millimetri, che potrebbero essere inserite nei dispositivi del futuro. A realizzarle due scienziati della University of Texas Arlington.

Non occorrono materiali inquinanti. Per immagazzinare la grande quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili come il sole e il vento potrebbero bastare le piante. Un team di scienziati della Harvard University ha messo a punto una speciale batteria di flusso in grado di immagazzinare energia senza usare metalli costosi, ma affidandosi ai chinoni, un composto organico che si trova nelle piante.