Fusione fredda. Francesco Celani annuncia che le ricerche sul suo E-cat sono pronte per essere pubblicate. Il ricercatore ha infatti recentemente inviato ad una rivista scientifica un articolo contenente i risultati ottenuti in collaborazione con la National Instrument e presentati al 17th International Cold Fusion (Iccf-17), tenutosi in Corea del Sud dal 10 al 18 Agosto 2012. Lo ha rivelato a noi di NextMe lo stesso Celani, il quale ha provveduto anche a farci avere una copia del testo. Potremmo quindi avere a breve una pubblicazione scientifica su una rivista peer-reviewed con argomento Lenr.
“Fili di lega Rame-Nichel-Manganese, con migliorate superfici sub-micrometriche, sfruttati come dispositivo Lenr attraverso un nuovo calorimetro trasparente a dissipazione”: questo il titolo dell’articolo inviato alla riviste scientifiche. Il testo riassume i principi del lavoro di Francesco Celani, il quale –lo ricordiamo- sostiene di ricavare energia in eccesso da una reazione che coinvolge nichel e idrogeno.
“Da Febbraio 2011 abbiamo studiato la fattibilità di un processo basato su una lega contenente nichel, in grado di assorbire appropriate quantità di idrogeno e/o deuterio (un isotopo dell’idrogeno, N.d.R.), e che ha, il linea di principio, la possibilità di generare anomali effetti di calore al di sopra dei 100°C -così Celani sintetizza il suo lavoro- L’interesse per il nichel deriva in parte dalla possibilità di usare idrogeno al posto del costoso deuterio. Inoltre, confronti incrociati dei risultati ottenuti con l’idrogeno e con il deuterio potrebbero aiutare la comprensione dei fenomeni coinvolti (origine nucleare?)”.
Il ricercatore dunque è cauto nelle spiegazioni teoriche dei suoi risultati, che tuttavia sembrano evidenti. E, a differenza di Andrea Rossi con il suo E-cat, è molto dettagliato nella descrizione dei suoi esperimenti. D’altronde il suo scopo, almeno attualmente, non sembra essere commerciale. Celani descrive infatti nel testo la preparazione dei suoi campioni e le condizioni degli esperimenti, che utilizzano due tipi di filo a base di costantana modificata. Fornendo potenza in ingresso pari a 48 Watt, si ottiene dopo 3 giorni di lavoro un massimo di 73 Watt in uscita, dunque con eccesso di 25 Watt, anche se ancora con una certa instabilità, come riferiscono gli stessi autori.
La ricerca è stata compiuta usando un reattore costruito in vetro borosilicato, ma il prossimo step annunciato è l’utilizzo del quarzo, che consentirà di usare temperature di lavoro superiori, oltre i 300°C, impossibili con il borosilicato, che non è più rigido intorno ai 280°C.
Si attende ora l’effettiva pubblicazione dell’articolo.
Roberta De Carolis
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