Evoluzione umana: ecco cosa è cambiato negli ultimi 2000 anni

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L’evoluzione, come è noto, è ancora in corso, e la scienza ha fatto molti passi avanti nella definizione dei meccanismi evolutivi. Soprattutto dopo il sequenziamento del DNA umano, è stato possibile individuare molte mutazioni e, più recentemente, comprendere cosa è avvenuto negli ultimi 2 mila anni, un tempo che per l’evoluzione è a dir poco breve, ma che per le nostre singole vite rappresenta una dimensione quasi eterna.

L’Università di Standford ha pubblicato lo scorso ottobre l'analisi dei nostri cambiamenti, verificati attraverso lo studio degli alleli, le forme alternative dello stesso gene, che controllano quindi lo stesso carattere ma che possono portare a prodotti quantitativamente o qualitativamente diversi. Le loro differenze sono infatti dovute proprio alle mutazioni.

Ma perché alcune mutazioni si sono verificate più di frequente, e riprodotte nelle generazioni successive? Questo accade proprio perché la selezione naturale tende a favorire gli individui più adatti, e quindi a conservare le caratteristiche modificate inizialmente “per caso”.

Il risultato di questo studio ha portato a verificare in particolare quali caratteristiche sono cambiate negli ultimi 2-3 mila, tra le quali si sono trovati colore dei capelli, altezza, tolleranza al lattosio, livelli di insulina, circonferenza cranica dei neonati e peso alla nascita, nonché una diminuzione dell’indice di massa corporea nei maschi.

Un’altra grande insieme di modifiche riguardano la sfera riproduttiva: la dimensione dell’anca femminile è aumentata, così come il limite di età inferiore per l’inizio delle mestruazioni, e quindi la fertilità. Inoltre la menopausa si verifica più avanti negli anni rispetto al passato.

Sulla scala delle singole vite umane tutto ciò è scarsamente apprezzabile, a meno di trovarsi negli anni di “passaggio”. Tuttavia la possibilità che abbiamo ora di monitorare tali cambiamenti indica progressi scientifici enormi nel capo delle genetica, che non è solo “teoria”, ma anche e soprattutto strumento di progettazione di tecnologie e farmaci per la battaglia contro malattie considerate ora incurabili.

Non solo conoscenza dunque, ma anche futuro.

Roberta De Carolis

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