Petra, la città perduta era un sito astronomico

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Petra, ovvero la città giordana scolpita nella pietra, potrebbe essere stata ideata per essere un sito astronomico. Durante tutta la durata della stagione invernale, infatti, la città perduta vede il sole brillare e illuminare il suo monastero. Mentre lo fa, la silhouette della montagna riproduce l'immagine di una enorme testa di leone, un animale sacro nell'antica cultura nabatea.

Gli scienziati ritengono che questo sia uno esempio di come gli antichi architetti avessero identificato il luogo appropriato per i calcoli astronomici e di come avessero pensato al modo di costruire centri spirituali che si adeguassero al movimento del sole nei propri cieli. È proprio durante il solstizio d'inverno, infatti, che il sole illumina il podio del Monastero di Petra.

Si deve ad un team di scienziati spagnoli, dell'Instituto de Astrofisica de Canarias e del CSIC di Madrid, e di ricercatori italiani che studiano la città perduta di Petra da tempo immemore, l'aver teorizzato che le città antiche costruite dai Nabatei siano state pensate per tracciare i movimenti astronomici del sole.

I risultati della loro analisi statistica, dal titolo Light and Shadows over Petra: Astronomy and Landscape in Nabataean Lands, indicano che equinozi, solstizi ed altri eventi astronomici abbiano influenzato la religione nabatea. I Nabatei erano un antico popolo semitico proveniente dal confine tra l'Arabia e la Siria che si stabilì nel paese di Edom, oggi la Giordania meridionale. La loro cultura si fa risalire dall'586 a.C. al 106 d.C., quando i Romani invasero il paese e l'imperatore romano Traiano vi stabilì la Provincia d'Arabia. La loro cultura fu assorbita da quella romana e, infine, scomparve.

"I monumenti nabatei sono meravigliosi laboratori nei quali le caratteristiche del paesaggio e gli eventi del sole, della luna e delle stelle interagiscono", spiega Juan Antonio Belmonte, ricercatore presso lo IAC e coordinatore dello studio. "Gli orientamenti astronomici erano spesso parte di un piano elaborato e, forse, un segno della natura astrale della loro religione che ha mostrato incredibili 'ierofanie' o manifestazioni del sacro sui monumenti legati ai periodi dedicati al culto".

Durante il solstizio d'inverno (il 21 o il 22 dicembre), la luce del sole entra nel cancello del monastero Deir e illumina il "motab" sacro, ossia blocchi di pietra sulla quale è posto il trono di un dio nabateo. "L'effetto è spettacolare e sarebbe stato osservabile solo durante i pochi giorni prossimi al solstizio", aggiunge Belmonte.

Le rocce di fronte al monastero catturano i raggi del sole durante il tramonto fino a formare una sagoma che ricorda quella della testa di un leone, il simbolo della dea Al Uzza. I calcoli dei ricercatori hanno dimostrato che, durante i solstizi d'estate o d'inverno, i raggi del sole colpiscono la Tomba dell'Urna in modo tale da illuminare due angoli interni dell'edificio. Il cancello principale della tomba era orientato sul tramonto dell'equinozio, fornendo quindi un terzo punto illuminante.

"Questa incredibile serie di tre allineamenti all'interno del piano della tomba, in combinazione con le caratteristiche significative dell'orizzonte, difficilmente può essere attribuita al caso. Riteniamo si tratti di un deliberato tentativo di convertire la sala della Tomba dell'Urna in una sorta di strumento per determinare il tempo", spiega ancora Belmonte.

Nel 446 d.C., il vescovo convertì la Tomba dell'Urna nella Cattedrale di Petra, una tomba cristiana, e i tre marcatori sono stati utilizzati per determinare le date della vigilia di Natale e la nascita di San Giovanni Battista (il 24 giugno), il giorno in cui l'edificio fu consacrato alla religione cristiana.

Federica Vitale

Image Credit: Space.com

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