Quali specie sopravvissero dopo i dinosauri e perche'?

estinzione dinosauri

La scomparsa dei dinosauri dalla Terra fu decretata dalla collisione di un asteroide, 66 milioni di anni fa. Si estinsero in questo modo interi gruppi di dinosauri, rettili marini e volatili. Tuttavia, alcuni ecosistemi sopravvissero. Perché, dunque, i dinosauri morirono dopo lo schianto mentre altre specie riuscirono a resistere al disastro? Perché ci fu una sostanziale differenza tra la sopravvivenza delle specie di acqua dolce ed altre marine? Gli scienziati avanzano alcune ipotesi.

Le specie terrestri furono le più colpite. Quasi l'intera popolazione animale e vegetale trovò la morte e non se ne ebbe più traccia. Solo gli animali marini ne uscirono quasi illesi. Metà di questi, infatti sopravvisse all'impatto. Mentre le specie di acqua dolce furono dimezzate solo del 10/22 per cento. Di questi, tartarughe e anfibi ebbero la meglio. Una disparità di salvezza che, secondo il team dell'Università del Colorado, pare sia dovuto alla fitta nube di fumo e fuliggine che seguì la collisione e che ebbe uno scarso impatto, al contrario, negli ambienti acquatici.

Ad ogni modo, anche queste specie patirono alcune calamità. Prima fra tutte, un notevole cambiamento della catena alimentare dovuto al mutare del normale processo della fotosintesi a causa, appunto, della folta coltre di ceneri e nubi. Inoltre, la perdita di ossigeno nell'acqua e le basse temperature fecero il resto. Tuttavia, le specie di acqua dolce furono più fortunate sebbene, come afferma William Lewis, geologo presso l'università americana che ha condotto lo studio, "anche molti di loro morirono, solo che molte specie nel loro complesso sono state in grado di persistere fino a quando le condizioni favorirono un ritorno ad una condizione quasi normale".

A non riuscire a penetrare la nube di fuliggine e raggiungere la superficie terrestre fu proprio la luce solare. Questa fu la principale causa di estinzione di diverse piante e del cambiamento drastico nella catena alimentare. Sebbene, comunque, per molti aspetti la sopravvivenza fu legata anche alle dimensioni degli animali stessi e delle piante. Secondo gli esperti, è molto probabile che alcuni di essi si siano salvati grazie al loro trovarsi, al momento dell'impatto, nelle proprie tane.

Allo stesso modo si sarebbero comportate diverse specie di piante. A differenza di quelle terrestri, infatti, quelle acquatiche e, in particolare, quelle di acqua dolce hanno affrontato condizioni simili a quelle invernali, quando il ghiaccio impedisce all'ossigeno di penetrare la superficie. Inoltre, alcune aree dei sistemi d'acqua dolce sembra siano state ripulite, e in qualche modo favorite, da corsi d'acqua sottostanti ad una temperatura costante e favorevole. Tutt'altro destino per gli ecosistemi marini che, al contrario, hanno visto decimare le specie acquatiche poiché queste non sono state in grado di adattarsi ai nuovi habitat e, quindi, evolversi.

Secondo quanto sostiene Thomas Holtz Jr., paleontologo presso l'Università del Maryland, College Park, “sembra che il team abbia collegato un gruppo eterogeneo di linee di evidenza ben coerente in ogni aspetto”. Insomma, pare evidente il nesso tra la rottura della catena alimentare e la scomparsa di molti degli ecosistemi marini viventi sul pianeta prima della collisione. Una sorte che non ha penalizzato gli ecosistemi di acqua dolce visto che questi avevano altre fonti alle quali attingere per sopravvivere.

Federica Vitale

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