29 febbraio. Tale data esiste solo negli anni bisestili ed è sui nostri calendari ogni 4 anni. Il 2016, dunque, avrà un giorno in più, almeno sui calendari giuliani e gregoriani. Ma tale data ha un che di affascinante e misterioso.
Un celebre detto recita "anno bisesto anno funesto". Secondo tale credenza, il 29esimo giorno di febbraio sarebbe portatore di cattivi presagi. E considerando che il 2012 è ormai diventato l'anno della fine del mondo secondo i Maya, ci sarebbe da fare tutti gli scongiuri. Ironia a parte, nel calendario giuliano è bisestile un anno ogni 4 ossia quelli la cui numerazione è divisibile per 4. La durata media dell'anno diventa così di 365 giorni e 6 ore (365,25). Il calendario gregoriano riduce ulteriormente questa approssimazione eliminando 3 anni bisestili ogni 400 anni di calendario rispetto al calendario giuliano. Così la durata media dell'anno è pari a di 365,2425, riducendo la differenza a soli 26 secondi di eccesso.
Curiosità. Secondo il calendario gregoriano "un anno è bisestile se il suo numero è divisibile per 4, con l'eccezione degli anni secolari (quelli divisibili per 100) che non sono divisibili per 400".
La necessità di aggiungere un giorno ogni quattro anni nasce dal fatto che il moto di rivoluzione della Terra, ossia il periodo che impiega per ruotare attorno al Sole è di circa 365 e 6 ore. I decimali però, a lungo andare avrebbero alterato i cicli stagionali. Per questo, si è resa necessaria tale modifica.
Ma da cosa deriva il termine bisestile? A coniarlo, in un certo senso, furono i Romani che aggiungevano il giorno in più dopo il 24 febbraio, definendolo sexto die ante Kalendas Martias, ossia sesto giorno prima delle Calende di marzo, e tale giorno venne poi chiamato bis sexto die.
In realtà sembra che una prima grande riforma del calendario risalga a Giulio Cesare, nel 46 a. C., portata avanti in seguito anche da papa Gregorio XIII.
Francesca Mancuso